Regia di Benjamin Rocher, Yannick Dahan vedi scheda film
Nel realismo contemporaneo della banlieue parigina, il polar incontra La notte dei morti viventi: è lì, in mezzo al degrado più spinto, che il circolo vizioso della vendetta, il corto circuito dell’occhio per occhi, si compie e si eterna nell’immortalità dell’inferno, dove nessun conto è mai pareggiato, e la violenza è un perpetuum mobile. Cadaveri ambulanti, animati da un’insaziabile sete di sangue, sono gli ectoplasmi di tutta la disumanità praticata nella storia: la loro mostruosa schiera è il fluido mefitico uscito da un vaso di Pandora che l’incontenibile dilagare della criminalità ha fatto infine tracimare. Semplice e spietata: così è la logica del castigo divino, e così è anche l’estetica horror del film, che si abbandona ad un culto splatter primitivo, a base di carne cruda e denti aguzzi. Come nel capolavoro di George A. Romero, il cannibalismo è l’apocalisse dell’homo homini lupus, che, spogliato di ogni dignità morale, è ridotto a materia divorabile e divoratrice. L’ambientazione dentro un grattacielo, con i molteplici cambi di stanza, ed i soliti giochi di porte, scale e corridoi, oltre a riproporre gli scenari dei classici del terrore, dà vita ad un impianto da videogame che sottolinea il carattere avveniristico e simbolico della lotta in atto, i cui combattenti sono stereotipi assurti a icone degli odierni contrasti sociali: il veterano xenofobo, lo spacciatore nero, il poliziotto maghrebino, la donna poliziotto amante di un agente ucciso, sono i personaggi rappresentativi di un occidente multietnico ed emancipato, in cui, però, le differenze continuano a contare e a provocare tensioni e sofferenze. Le storie personali dei protagonisti dimostrano che quello presentato nel film è il conflitto finale che riassume tutte le guerre, soprattutto quelle basate sulla diversità, come le guerre coloniali, i genocidi, la battaglia tra i sessi. Tutti sono accomunati dalla stessa smania di impugnare le armi per vendetta, per paura, o per il primordiale desiderio di ostentare forza e potere. Alla potenza di fuoco di pistole, fucili e mitragliatori risponde, con effetto ugualmente penetrante, rabbioso e distruttore, la bestiale voracità degli zombie: la devastazione perpetrata dagli uomini si specchia in quella operata dal demonio, e allora l’action movie assume un tono tra il biblico e il mitologico, in cui singoli eroi intraprendono un’epocale sfida contro oceaniche folle di nemici, andando coscientemente incontro al martirio. La horde congiunge, in un tessuto profano e con un linguaggio privo di mezzi termini, l’alfa e l’omega del mondo terreno, che è destinato a finire come è iniziato, nell’immane tempesta seminata dal germe cattivo dei suoi peccati originali.
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