Regia di Daniel Monzón vedi scheda film
Film drammatico-carcerario complessivamente ben fatto, nonostante le innumerevoli ingenuità (a partire dalla composizione della popolazione carceraria; un mal riuscito assortimento di gentaglia che, a stento, troverebbe posto nel superpenitenziario - statunitense però - di Pelican Bay, figuriamoci in una casa circondariale madrilena: tuttavia è buona la carta dei terroristi baschi - dei quali il cineasta racconta i privilegi - in quanto pedine necessarie; FILMTV. E ancora; la storia personale del protagonista - trasformata in psicodramma collettivo - influisce troppo sulla vicenda complessiva; Kurtiasonic. E altre ancora) e nonostante il finale si crogioli in una tristezza fine a se stessa (braddock).
La messinscena (fotografia compresa) è ottima, ritmo e tensione rimangono sostenuti per tutto l’arco del film e il phisique du role dell’”antagonista”(sarà poi vero?) Malamadre (Luis Tosar) è da menzione speciale (mentre non altrettanto si può dire del protagonista Alberto Ammann, opaco).
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