Regia di Daniel Monzón vedi scheda film
Farò l'errore precedentemente descritto da mc 5, ovvero paragonare questo film a "il profeta". Risultato? 1 a 0 per cella 211. Nulla da togliere a "il profeta" ma per quanto sia un buon film, manca nella sua parabola di escalation sociale e conseguente guasto morale del protagonista, dell'epica travolgente de "il padrino", film a cui spesso è stato accostato.
Invece in questo caso, sia pur per motivi diversi, di epica e di travolgimento si può parlare eccome.
E pensare che neanche volevo andare a vederlo: diciamo la verità, il trailer non prometteva niente di interessante.. la solita rivolta carceraria bla bla bla, i buoni che non sono proprio così buoni e i cattivi che non sono proprio così cattivi, il tutto in salsa iberica. Poi inizio per caso a leggere di terroristi dell'eta tenuti in ostaggio e di una guardia carceraria che si ritrova suo malgrado a fingersi un rivoltoso, incrocio lo sguardo psicotico di malamadre e mi dico: si può fare.
E ho fatto bene: questo film è una vera coltellata. Non lascia respiro, fin dalla scena iniziale siamo sottoposti a un martellante susseguirsi di scene ed eventi di una tensione spasmodica. I personaggi sono tratteggiati in modo grossolano solo in superficie, ognuno cova in realtà una sua precisa identità e una sua storia che, nel caso di Juan, arrivano ad essere stravolte completamente.
Bello anche il delicato (a suo modo, certo!) svolgersi del percorso che porta i due protagonisti ad un legame che comincia dalla dominanza di uno sull'altro per poi arrivare alla complicità ed infine all'amicizia. Sì, amicizia. In fondo la lealtà, il rispetto, la fiducia, il perdono non fanno parte dell'amicizia, seppur vincolati alla violenza che permea il film?
Sono stati messi in gioco moltissimi elementi tra i quali poteva essere difficile muoversi mantendo viva la tensione ed equilibrata la regia, ma la prova è stata egregiamente superata.
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