Regia di Max Mayer vedi scheda film
Forse è semplicistico definire questo piccolo film un Forrest Gump dei poveri o un Rain man meno uggioso.
Ma, purtroppo per il film, rende perfettamente l'idea.E se qualche scena all'inizio tratteggia in modo efficace la solitudine dell'Adam del titolo poi siamo incanalati nella solita storia d'amore con i crampi in cui un ragazzo incapace di adattarsi al mondo e alle vite degli altri,incontra una ragazza scottata dal mondo, dalle vite e dalle prepotenze degli altri.
E lei a metà tra la buona samaritana e la maestrina da romanzo d'appendice riesce a far crescere Adam come lieto fine da favola impone.
Adam cresce e per giunta da solo, senza lei che gli faccia da badante. Ancora meglio che impiastricciare il solito e vissero tutti felici e contenti.
Adam ha molte delle cose che odio nella commedia sentimentale hollywwodiana: il buonismo dilagante, il messaggio positivo a tutti costi, quel fondo didattico con annesso spiegone di cosa è la sindrome di Asperger buono per ogni dibattito televisivo pomeridiano che si rispetti..
Eppure non sono riuscito a odiarlo. Non mi ha appassionato eppure l'ho visto tutto senza annoiarmi o prendere una sosta per eccesso di zuccheri tracimanti dallo schermo.
E questo perchè Hugh Dancy e Rose Byrne hanno lavorato bene sui loro personaggi senza renderli delle macchiette indigeribili: evitano i trabocchetti dell'overacting (lui) e il patetismo insito nel personaggio di una maestrina d'asilo, scrittrice per bambini, che si prende cura di un uomo che è solo un bambino anagraficamente più grande.
Lui cerca rifugio in lei e lei crede di aver trovato in Adam un punto di riferimento,cangiante come la luce delle stelle filtrata dall'atmosfera, ma sempre un porto in cui approdare.
Perchè in fondo è bambina anche lei.
Il film dell'altrimenti anonimo Mayer vive su questo delicatissimo equilibrio che purtroppo verso la fine si spezza.
Peccato.
regia anonima
non male
fresca e credibile
un pò troppo piacione
quasi irriconoscibile
rassicurante
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