Regia di Jacques Perrin, Jacques Clouzod vedi scheda film
documentari sulle creature degli oceani, diciamolo, ne abbiamo (avuti) abbastanza. Di recente, complice l’effimera esplosione della stereoscopia, in sala hanno proliferato viaggi di tartarughe, pinguini, squali e affini. Tutto già visto, dunque, nell’ultimo prodotto di Cluzaud & Perrin, già in coppia per Il popolo migratore. Eppure, La vita negli oceani ci lascia un’impressione nuova. Forse definitiva. I quattro anni di lavorazione, l’utilizzo di 18 troupe e una tecnologia digitale all’avanguardia - grazie alla quale è stato evitato il pernicioso 3D - consegnano allo spettatore uno spettacolo immersivo e didattico, emozionante e innovativo. Merito di un racconto incalzante, che dalle inquadrature aeree scende nelle profondità per raccontare gli archetipi della caccia e della lotta, con un occhio al mondo animale e un altro all’uomo, ora devastante (dalla pesca di frodo ai rifiuti) ora pacificamente al servizio del(l’eco)sistema. Merito, anche, di riprese sbalorditive che nei primi piani dei pesci colgono espressioni profonde, quasi umane, mentre le armonie eseguite da Bruno Coulais contrappuntano sensazioni di viva intensità. La superflua e banale presenza della voice over (in Italia di Neri Marcorè) è fortunatamente relegata a margine di un universo raccontato per suoni e immagini dai suoi diretti protagonisti. La vita negli oceani segna dunque uno scarto, uno steccato oltre il quale, per i documentari(sti) a venire, sarà difficile saltare.
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