Regia di Jacques Perrin, Jacques Clouzod vedi scheda film
Documentario spettacolare sul mondo marino, risultato di una produzione colossale durata per ben quattro anni (finanziata anche dalla EDF, che di tanto in tanto si infila la veste di ambientalista pur continuando a produrre l'80% dell'energia con il nucleare), distribuito con un ritardo di due anni nei cinema italiani, è stato sicuramente il titolo di maggior richiamo alla première del Torino Cinemambiente 2012.
Celebrazione delle straordinarie forze che (con)vivono nei mari e oceani terrestri: scene di epicità maestose, come il "banchetto" di sardine a cui partecipano albatross in picchiata come missili, delfini, squali e balene; romanticismo, come il cucciolo di tricheco allattato teneramente dalla mamma, che, teneramente, dischiude un occhio incuriosito da un granchietto; tragedia, come l'odissea delle tartarughine assalite da gabbiani le cui ombre nere appaiono minacciose come bombardieri in assetto da guerra; sbalorditività grottesca, come la lite vendicativa da "tagliagole di strada" tra un'aragosta e un granchio; liricità quasi "onirica", nel silenzioso fluttuare di sterminati banchi di meduse illuminescenti; infine, "parodia della finzione": il mito dello squalo bianco assassino, divoratore di surfisti e barche nella serie di Jaws, nuota indisturbato a fianco di un operatore, che sembra portarsi al guinzaglio questo innocuo "pesce-cagnolino" di cinque metri e due tonnallate di peso.
Non ci sono dubbi: di fronte anche soltanto alla leggiadria di un'iguana in immersione, noi umani siamo piccoli; però abbiamo potuto costruire i mezzi per poter apprendere la magnificenza di questo patrimonio fantastico, così come, quotidianamente, non ci preoccupiamo di distruggerlo. Dalla bracconeria alla caccia alle balene, è in realtà la pesca ordinaria, protagonista del finale, a mietere selvaggiamente più vittime, minacciando gravemente la biodiversità dell'ecosistema più grande e ricco del nostro pianeta.
Già produttore dello sbalorditivo Microcosmos, complimenti a questa persona che ha investito tantissimo per immortalare un patrimonio meraviglioso e fragile, con scene che esaltano aspetti assolutamente inediti di una natura ormai soggetto favorito della speculazione trash e voyeuristica di tanti documentari televisivi odierni.
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