Regia di Olatunde Osunsanmi vedi scheda film
Pellicola abbastanza incolore che non regala molti sconquassi, anzi direi che nel filone, peraltro florido solo per quantità di prodotti e non certo per la loro qualità media, finisce col posizionarsi nelle retrovie.
Peccato perché comunque le idee di partenza erano invece superiori, per numero e grado d’interesse, a quelle di tanti altri film analoghi.
Nella cittadina di Nome, situata in una remota zona dell’Alaska, avvengono strani episodi ai quali l’Fbi, nonostante diverse indagini, non riesce a dare spiegazioni attendibili.
La psicologa Abigail Tyler (Milla Jovovich) intanto è vittima, insieme ad alcuni suoi pazienti delle apparizioni di alieni ed i loro incontri arriveranno ad essere addirittura del quarto tipo.
Alcuni critici hanno definito questo film “terribilmente reale”, ma a me pare più che altro terribile di suo, magari così esagero un po’ ma è giusto per rendere l’idea, solo per la qualità generale, a dir la verità un bel po’ scarsina.
Certo l’atmosfera riesce a creare un minimo di inquietudine ed un po’ di suggestioni, ma a parte qualche momento di improvvisa sorpresa, non è che la tensione sia poi sempre così alta, tanto meno si registra una sensazione di vera e profonda paura che invece la storia avrebbe potuto creare se costruita in modo migliore.
Il risultato è così un thriller (con omicidi, rapimenti e gravi infortuni fisici) caratterizzato da venature fantascientifiche (gli alieni, casi di possedimento) che alterna la fiction con spunti di carattere documentaristico che poco aggiungono come sostanza alla trama ed alle suggestioni.
E nel mezzo Milla Jovovich si dimena, ma non sembra poi così convinta dell’esperienza che sta vivendo, lontana dai suoi habitat preferiti.
Insomma a parte qualche spavento (giusto in due o tre brevi spezzoni), questo film offre davvero poco, sia a livello di scelte delle impostazioni di base, sia per i particolari più spicci ed horrorifici.
Abbastanza anonimo e deludente, per giunta un’occasione sprecata di fare qualcosa di (vagamente) diverso.
Spreca malamente una storia che avrebbe potuto avere ben altre potenzialità se fossero state sfruttate meglio le sue caratteristiche.
Contributo superfluo.
Niente di che.
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