Regia di Olatunde Osunsanmi vedi scheda film
Film per molti aspetti singolare e curioso. E piuttosto diverso da come uno se lo aspetta. E non tanto per il contenuto (soliti alieni che vengono quaggiù a trovarci e si portano via qualcuno) quanto per la messa in scena, per la chiave narrativa ed altre scelte tecnico-estetiche di un regista dal cognome impronunciabile. Tanto che io ero partito con il proposito di massacrare quello che si configurava come un mediocre prodotto di serie B. Intendiamoci, non siamo al cospetto di nulla di memorabile, ma comunque in ambito "fanta-thriller" per lo meno qualcosa che si sforza con un certo impegno di comunicare angoscia allo spettatore. E in parte ci riesce. Caso mai, i (molteplici) dubbi del sottoscritto attengono e sono riconducibili ad un unico grosso problema: la confusione. Vediamo di spiegare. Vabbè, sorvoliamo pure su quella formuletta di cui non se ne può più (specialmente quando si tratta di horror) e che recita: "tratto da una storia vera", a cui verrebbe voglia di replicare con quell'altra formuletta che più o meno fa: "eccheppalle con 'ste storie vere!". Almeno, stavolta ci hanno risparmiato le "storie vere" di case infestate, è già qualcosa. Nel nostro caso la "storia vera" ha come sfondo Nome, che è una cittadina dell'Alaska (a proposito: una delle cose più belle del film è una serie di panoramiche su stupendi paesaggi, montagne innevate, ghiacciai, strade viste dall'alto, e tante immense foreste verde smeraldo...dev'essere davvero bella l'Alaska!). In questa cittadina apparentemente tranquilla accadono strane cose. Intanto un bel pò di segnalazioni alla locale stazione di polizia circa l'avvistamento di "oggetti volanti non identificati". Poi -e questo è il punto- ci sono alcuni pazienti in cura presso la psicologa dott.ssa Abigail Tyler, i quali, quando vengono ipnotizzati dalla signora Tyler per indagare sui loro "problemi di sonno", vanno letteralmente fuori di testa e sembrano come "posseduti". Ma se il male fosse tutto qui...no, infatti, uno di questi poveri infelici, nel corso di una di queste "allegre" performance sotto ipnosi, si spacca collo e vertebre e resta paralizzato. Per non parlare poi di un altro che fa di peggio: a furia di ipnosi si vede che s'è bevuto il cervello, e una sera si suicida dopo aver massacrato la famiglia. Voi direte: "tutto qua?". Ma figuriamoci, certo che no. La stessa dott.ssa Tyler è coinvolta in prima persona in questo "simpatico circo degli orrori" perchè una notte suo marito, che le dorme accanto nel lettone, all'improvviso schiatta accoltellato al cuore (non si capisce come e da chi) e, tanto per non farci mancare nulla, la figlia piccina per il trauma perde la vista. Ma non basta: la bimbetta è talmente sfigata che un giorno (senza neanche bussare!) entrano in casa gli alieni e se la portano via per sempre. Detta così, sembra un gran baraccone, un Luna Park di umorismo grottesco. Eppure il regista (un afroamericano dal cognome così cazzuto che ho provato a scriverlo senza riuscirci) riesce a raccontare tutto questo con un buon mestiere (sebbene sia soltanto alla sua "opera seconda"). E a proposito di questo signore dall'improbabile cognome, non si può certo dire che stia "defilato"...e sapete perchè dico questo? Perchè lui ci mette (in senso letterale) la faccia, infatti lo vediamo introdurre e concludere il film, e anche durante la visione la sua facciona ci accompagna in vari momenti della pellicola. Ma oltre a questo fattore (senz'altro originale) ce n'è un altro altrettanto curioso. Milla Jovovich, celebre attrice-modella, introduce e conclude il film rivolgendosi direttamente agli spettatori a titolo personale (almeno lei così afferma) con l'evidente funzione di fungere da "garante" personale circa la serietà e l'autenticità dei fatti narrati. Trovata che può anche stimolare in alcuni il sorriso, dato l'argomento del contendere (ehm...gli alieni). Avrete forse intuito dal mio tono che mi sono sempre posto da miscredente ed agnostico riguardo a ufo, manifestazioni soprannaturali, contatti con alieni etc. E in questo campo mi schiero apertamente dalla parte di Piero Angela che ha dedicato gran parte della sua vita a combattere le suggestioni di fenomeni che ci vengono puntualmente venduti come "allarmanti" o "minacciosi". E sto anche dalla parte del CICAP, gruppo di persone anch'esse da decenni in prima linea per contrastare imbroglioni e creduloni. Accennavo sopra al talento del regista nel creare un clima d'angoscia, che però non è facile mantenere costante per oltre un'ora e mezzo, soprattutto quando, nelle sequenze più agitate e convulse, si pretende di fare "il botto" col rischio di buttare tutto in vacca. Ecco, diciamo che le scene più ansiogene ed "estreme" sono condotte pericolosamente su quell'esile filo che separa l'inquietante-suggestivo dal ridicolo. E qui spiego cosa intendevo all'inizio parlando di "confusione". Attenzione, tenete presente che vado a parlare di qualcosa che in realtà non ho capito fino in fondo. Ricapitoliamo. La storia è vera (proviamo a fidarci), lo sfondo dell'Alaska è vero, i personaggi sono veri: cioè prendiamo per buono che tutto quel che vediamo ricostruisce fatti accaduti. Il problema allora dov'è? Che, come la Jovovich sottolinea nel prologo, tutti i nomi dei personaggi sono stati cambiati e questo dettaglio ci viene ribadito fino allo sfinimento nelle frequenti didascalie. Poi, che il regista ha impostato la messa in scena in modo tale da proporci (per tutta la durata) le immagini degli attori-interpreti affiancate (se non addirittura sovrapposte) a quelle autentiche della VERA dott.ssa Tyler, nonchè a quelle dei suoi VERI pazienti "posseduti". Aggiungiamo poi a tutto questo "sovrapporsi" anche il doppiaggio, che in questo contesto costituisce ulteriore elemento di destabilizzazione (a un certo punto, tanto per aggiungere "chiarezza" si ascoltano anche frasi smozzicate in sumero antico). Insomma si arriva ad un punto che si fatica ad inquadrare le cose, e salta fuori, birichina, una domanda fondamentale con annesso sospetto: "ma quelli che nel film ci vengono mostrati come i protagonisti VERI (con tanto di bianco e nero tipo "effetto-verità"), non saranno mica per caso ATTORI anche quelli??" E a quel punto allora anche i tanto sbandierati filmati-documento sono autentici o sono ciarlatanate ricostruite in studio? E inoltre (giuro che dopo ho finito) è da segnalare una trovata infelice che qualcuno (non so se regista o produzione, chiunque sia stato è uno scellerato) ha pensato di appiccicare ai titoli di coda: le registrazioni vocali di decine di pallose telefonate-segnalazioni alla polizia di avvistamenti di ufo da parte di cittadini. Occhio al viso della VERA dott.ssa Tyler, potrebbe venirvi un colpo: è brutta come la fame!! (fatti salvi i dubbi sopra esposti se sia DAVVERO lei o un'attrice che la interpreta). Riassumendo. Da una parte è apprezzabile il tentativo del regista di proporre sotto forma di documento-verità una storia così inquietante, il che produce l'effetto ansiogeno che si voleva perseguire. Ma il vero problema sta nello stile parzialmente fallimentare con cui si è scelto di affiancare immagini reali a immagini "rappresentate", stile che vanifica le buone intenzioni del regista. Ed è proprio per premiare in qualche modo la supposta buona fede del regista-sceneggiatore Olatunde Osunsanmi (evviva, ce l'ho fatta a scriverne il nome!) che attribuirò al film un voto di sufficienza. Non dobbiamo poi dimenticare che mister Osunsanmi ha potuto contare sull'interpretazione di un buon cast. Milla Jovovich: io non sono mai stato tenero con lei, credo di aver in passato usato nei suoi confronti pareri fortemente spregiativi, eppure devo riconoscere con onestà che la nostra algida supermodella qui se la cava piuttosto bene. Poi c'è Will Patton, perfetto nei panni di un nervoso ed iracondo sceriffo. Ed infine uno dei miei beniamini, qua in un ruolo molto pacato e più trattenuto del solito ma senza che ciò gli impedisca di evidenziare le sue doti istrioniche da fuoriclasse di Hollywood: il grande Elias Koteas. Concludendo. Le principali perplessità che possiamo avanzare su questo film riguardano tutte la sovrapposizione confusa ed artefatta tra "finzione vera" e "realtà falsa". E infine: ma è credibile che una psicologa in possesso di documenti seri su disturbanti visioni di alieni le ceda con tanta disinvoltura ad una casa di produzione cinematografica? A me pare poco probabile. Ciò detto, il film come prodotto di intrattenimento atto a generare "brividini da multisala", funziona.
Voto: 6
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