Regia di Susanna Nicchiarelli vedi scheda film
Inizio in stile Il laureato, con una bambina che fugge di chiesa per non ricevere la prima comunione dichiarandosi comunista. Anche in seguito c’è parecchio materiale di riporto derivante da analoghe ricostruzioni d’epoca: il mito di Laika da La mia vita a quattro zampe, il genitore destrorso da Non tutti hanno la fortuna di aver avuto i genitori comunisti, il sogno di costruire un modellino di missile da Cielo d’ottobre. Ma la nostalgia è canaglia, la colonna sonora è ruffianissima (ancorché inspiegabilmente storpiata) e la bambina, una volta cresciuta, pensa non solo al partito ma anche ai primi problemi di cuore: insomma, è inevitabile provare tenerezza per lei e immedesimarsi nella sua acerba educazione sentimentale, che ricorda quella di certi personaggi di Virzì (altra probabile citazione: il fratello maggiore leggermente ritardato di Ovosodo). E il finale, con le immagini dei primi passi di Armstrong sulla Luna (dopo i tanti documenti di repertorio dedicati ai successi spaziali sovietici), fa provare qualcosa che tutti conosciamo bene: la strana sensazione di dolcezza con cui si è imparato ad accogliere le proprie sconfitte. Un film da guardare col sorriso sempre pronto sulle labbra.
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