Regia di Susanna Nicchiarelli vedi scheda film
Lo spunto è simpatico: una bimba si rifiuta di ricevere la prima comunione dichiarandosi comunista. Da qui parte un classico racconto di formazione con al centro un personaggio che potremmo definire nerd, intellettualmente borderline, curioso. Nel prologo bagna il naso perfino al monumento Truffuat dei Quattrocento colpi, con la corsa di Antoine Doinel. L’ambientazione, poi, ha il suo fascino: una borgata romana, lontana da Pasolini, in cui la sezione del Pci riesce ad essere perfino un parco giochi adolescenziale per la futura classe (anti)dirigente, nonché un bestiaro di caratteri assai singolari. E poi? E poi ci sono le canzoni. Sta diventando quasi stucchevole questo fatto di ricreare l’aria vintage (che in Italia vuol dire anni sessanta, che nel corso del tempo acquistano un valore sempre più artefattamente mitico) affidandosi quasi esclusivamente a canzoni d’epoca (per di più cover). Però, se dobbiamo essere sinceri, Cuore matto ci sta proprio benino come accessorio musicale alla distruzione delle sede del Psi. È un film piccolo in tanti sensi, che ispira tenerezza proprio per il suo essere piccolo. Limitato, certo, ma impossibile da odiare.
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