Regia di Erik Gandini vedi scheda film
Ennesimo documentario anacronistico sul sistema “videocratico” instaurato dall’ex premier Silvio Berlusconi. Il film, prodotto addirittura in Finlandia, è molto simile ai prodotti realizzati da Sabina Guzzanti: tutto montaggio ed inchieste; anche la voce, infingarda e sardonica, pare il corrispettivo maschile della sorella dell’immenso Corrado (soltanto che è ancora più flebile ed irritante). Il documentario si divide in 3 sezioni: l’impero berlusconiano e la battaglia all’annichilimento delle coscienze, lo strapotere di un signor nessuno come Lele Mora (con tanto di apologia del fascismo) e l’ascesa del paparazzo furbetto e senza dignità che corrisponde al nome di Fabrizio Corona. Tre capitoli che sono 3 aspetti di un’evidente videocrazia fondata sull’immagine, con buona pace di capacità, merito e gavetta. Il film si lascia guardare, ma è molto rigido e soprattutto non ha senso (specie se visto postumo rispetto all’era berlusconiana): è inutile perché scontato per chi le cose che racconta il film già le conosceva ed è altrettanto inutile per i nostalgici di Berlusconi che, nella migliore delle ipotesi si nascondono dietro tesi negazioniste, nei casi più eclatanti invece il film non lo vedranno mai, magari impegnati a fotografare l’ospitata di Corona nella discoteca del proprio paesello oppure a guardare bulimicamente la finale (magari registrata) dell’ultimo – speriamo per sempre – “Grande Fratello”.
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