Regia di Brandon Camp vedi scheda film
VOTO : 5.
Quando si sceglie di raccontare storie di carattere esistenziale come questa, tra l’altro contaminandole con la classica storiella d’amore, occorrerebbe stare più attenti del solito, perché la sensibilità è un dono prezioso e rara da conseguire con successo.
Purtroppo in questo film ciò non accade per tanti motivi, su tutti un finale davvero urticante, quanto assolutamente improbabile, nel suo voler mettere insieme tutti i pezzi (tanti, ma non ben sviscerati) del puzzle.
Ryan Burke (Aaron Eckhart) è diventato una sorta di guru per tante persone, infatti dopo aver perso la moglie in un incidente stradale, ha cominciato a scrivere libri, e fare corsi, nei quali spiega come superare i problemi legati all’elaborazione del lutto.
Durante un meeting incontra Eloise (Jennifer Aniston), con la quale si apre, scoprendo le proprie debolezze.
Infatti predica bene, ma in realtà è il primo che non ha affrontato completamente i suoi contrasti interiori e con i suoceri (Martin Sheen).
Il film annaspa spesso e volentieri e i problemi sono evidenti fin dalle prime battute.
La storia sbanda pericolosamente, la sceneggiatura ondeggia tra un amore mal congeniato (raramente ho visto scene romantiche peggiori delle prime di questo film, con lei che va a cena con lui senza un vero motivo e nella quale praticamente c’è scena muta), i traumi non cauterizzati del lutto, qualche raggio di simpatia (pochissimi e comunque sono la cosa meno peggio, vedi le scene col pappagallo) e poi le scene legate all’essere “santone” del protagonista (ma il Frank T.J. Mackey di Tom Cruise in “Magnolia” è lontano anni luce).
Il tutto viene esposto senza il necessario equilibrio, ma soprattutto non è neppure spronato da una vera e propria necessità caratteriale.
Così ci appare tutto tremendamente patinato, il finale poi è francamente troppo mieloso, anche se un paio di (scontati) sussulti ci sono.
Per il resto la confezione è un po’ triste, non ci sono elementi da segnalare, mentre le scene più importanti sarebbero state aiutate da un accompagnato musicale più sostenuto di quanto si sente.
Insomma questo “Love happens” è semplicemente un brutto film che vorrebbe anche essere moralistico, ma alla fine è solo spiccio finendo così col lasciare l’amaro in bocca due volte.
Spento.
VOTO : 5.
Pretestuoso, accademico tecnicamente, stucchevole nei momenti chiave.
Decisamente mediocre.
VOTO : 5,5.
Relegata al ruolo di comprimaria, pare piuttosto svogliata.
VOTO : 6.
Protagonista assoluto della vicenda, se la deve vedere con un personaggio tribulato, soprattutto perchè si trova in alcune situazioni che reggono poco e male.
In considerazione di questo aspetto direi che se l'è cavata anche se in alcune scene offre espressioni non convincenti.
VOTO : 6.
Abbastanza simpatica nelle poche occasioni in cui è chiamata in causa.
VOTO : 6.
Di maniera, ma funziona (a parte le patetica scena finale).
VOTO : 5,5.
Presenza scarsamente carismatica, in un ruolo che poteva stemperare meglio il clima.
VOTO : 5,5.
Uno di quei volti che hai visto mille volte, ma al quale fai fatica ad attribuire un nome.
Un motivo c'è.
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