Regia di Urszula Antoniak vedi scheda film
Interno olandese.Una donna dai capelli ramati accoccolata in un angolo di appartamento vuoto, senza mobili in cui il colore dominate è il verde acqua,dopo aver fissato per un pò un punto indefinito si leva una fede nuziale dal dito.
Non sappiamo nulla di lei del suo passato,sappiamo solo che zaino in spalla comincia a viaggiare con l'autostop nella verde Irlanda dormendo all'aperto sotto una tenda da campeggio,cibandosi di avanzi e facendo anche incontri poco piacevoli.I ruvidi e poetici scenari naturali del Connemara la circondano,la accompagnano,la guidano fino a una solitaria casa situata su una lingua di terra in mezzo a due bracci di mare.Dall'alto un'immagine da cartolina.E'abitata ma non c'è nessuno,perchè non fermarsi allora?Conosce in un momento successivo il padrone di casa con cui all'inizio ha solo una relazione di mutuo scambio:cibo per lavoro,niente nomi,niente contatto di nessun tipo.Ma la loro relazione è destinata a progredire a piccoli passi fino a che dovranno venire meno al loro patto.La pellicola d'esordio della Antoniak è un film fatto più di silenzi che di parole,più di elementi naturali che umani.La cinepresa si posa incantata su scenari naturali di impressionante bellezza ma tutto questo non si trasforma nel solito film/cartolina.Il suo è il classico racconto delle due solitudini che si infrangono l'una sull'altra,un rapporto ispido dominato dalla paura dell'altro perchè in fondo stando da soli non si hanno sorprese.La vita dei due è catturata negli attimi della routine quotidiana,nel rituale dei pasti(soprattutto la colazione),nel lavoro di raccogliere le alghe o pescare le aragoste,addirittura un furtiva sortita al pub del paese a ridere,ballare alla musica folk irlandese e a bere birra.Sembrerebbe una di quelle storie d'amore che finisce con il "..e tutti vissero felici e contenti" ma non è così.La Antoniak è brava a disseminare il film di false piste,di passi avanti in una reciproca conoscenza alternati a fasi di regressione(lei ha scoperto come si chiama, lo chiama per nome e lui si arrabbia perchè lui ,anche se sa come si chiama lei l'ha continuata sempre a chiamare "You"-tu-).Il film è fatto di sguardi,di piccoli gesti di enorme significato come le mani di lei che vanno quasi a cercare conforto nelle mani di lui,oppure lei che in una scena in cui lui non è a letto si spoglia e si rigira tra le lenzuola come per lasciare il suo odore e regalarlo a lui.Forse i due non stanno cercando neanche amore,stanno cercando semplicemente empatia,calore umano,compagnia che non sia quella della musica lirica o dei rumori della natura.Del resto è nella natura dell'animale uomo la tendenza a vivere in compagnia,organizzarsi in nuclei regolati da gerarchia.Per riassumere in poche parole il film della Antoniak non è un film d'amore ma di sentimenti.E forse sta qui il significato(che si vuole caricare di universalità) del rifiuto di darsi nomi.Anche se poi la natura dell'uomo porta ad altri,prevedibili, sviluppi.
Nothing personal è un film per chi soffre del mal d'Irlanda,per animi romantici ma non è ruffiano,ambientato in un posto da sogno valorizzato da una fotografia di grandissima qualità(di Daniel Bouquet) e recitato con grande partecipazione dall'attore feticcio di Neil Jordan(quel Stephen Rea per cui il tempo sembra essersi fermato da un pò a questa parte)e da una vera visione,Lotte Verbeek,attrice olandese bellissima con occhi che raccontano d'Irlanda(tra l'azzurro del cielo e il verde delle colline) e capelli ramati che la fanno sembrare più una sirena evocata in un libro delle fiabe che una donna reale.
grande pregio formale in un film di silenzi
eccellente
una visione
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