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Major League - La squadra più scassata della Lega

Regia di David S. Ward vedi scheda film

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La recensione su Major League - La squadra più scassata della Lega

di GIANNISV66
8 stelle

 

“Wild Thing.....you make my heart sing.....you make everything.....groovy. Wild Thing”.

Wild Thing è l'inno che cantano i tifosi dei Cleveland Indians quando il lanciatore Rick Vaughn (uno stralunato Charlie Sheen) entra in campo. Un lanciatore miope e fuori di testa, sintesi di una squadra che è veramente (come dice la parte aggiunta nel titolo italiano) “la più scassata della lega”.

Il fatto è che gli Indians, causa dipartita del loro presidente, si ritrovano ad essere presieduti dalla vedova dello stesso, sofisticata signora che vorrebbe abbandonare la triste città industriale per trasferirsi a latitudini più miti e fashion, e l'unico modo per farlo, senza pagare penali, è sfruttare un cavillo del regolamento che prevede, in caso di ultimo posto, la possibilità di prendere la squadra e trasferirla altrove.

E di conseguenza viene costruita una formazione che tutto sembra poter fare tranne che vincere, un mosaico di giocatori ormai al tramonto con la testa persa in mille problemi, giovani magari talentuosi ma completamente senza disciplina e personaggi folkloristici di varia estrazione.

Il tutto sotto la guida di un vecchio coach proveniente dalle serie inferiori, Lou Brown (James Gammon), che dimostra grinta e carattere da vendere e riesce nell'impresa di trasformare una banda di disperati in una squadra vera, mentre la presidentessa sempre più inviperita farà di tutto per boicottare il lavoro dei “suoi” ragazzi.

 

Major League non ha nulla in comune con altri film sul mondo dello sport, che hanno raccontato la poesia legata alla fatica del gesto atletico o la filosofia della squadra come rappresentazione della vita. David S. Ward (già premio Oscar come sceneggiatore de La Stangata) non nasconde per nulla le intenzioni di creare una pellicola divertente, in cui la storia di un'impresa sportiva diventa il pretesto per presentare una parata di stravaganti falliti per i quali il baseball rappresenta, a seconda dei casi, un'occasione di riscatto, la speranza per raddrizzare un futuro che si presenta tutt'altro che roseo o il modo per riconquistare un amore perduto.

Tuttavia sarebbe ingeneroso e anche disonesto liquidare questo film come una commedia uguale a tante altre: perché il regista dimostra di sapersi giocare bene le proprie carte e conduce la storia senza battute a vuoto, perché i personaggi nella loro stravaganza risultano credibili e pure simpatici, e perché, soprattutto, qui si ride e anche di gusto.

Pensando poi a certi episodi al limite del reale che ben conosce chi segue le cronache sportive e alle prodezze di certi presidenti di squadra (e non pensate che qui si faccia riferimento al calcio, di personaggi simili ne troviamo in tutti gli sport) anche la figura della proprietaria, che se ne studia di ogni sorta per ostacolare la squadra, riesce ad assumere un suo significato.

Inevitabilmente ci troviamo a fare il tifo per Jake (Tom Berenger), ricevitore a fine carriera che spenderà tutte le sue energie per giocarsi le sue ultime possibilità sul campo e nella vita, cercando di riconquistare la bellissima ex moglie Lynn (Rene Russo), per il frenetico Willie (Wesley Snipes) autentica macchietta la cui velocità fuori dal comune si rivelerà l'arma vincente nel momento decisivo della stagione, e soprattutto per Rick “Wild Thing” il cui sguardo torvo dovuto alla miopia spezza il cuore alle tifose, e Charlie Sheen è semplicemente strepitoso in quel ruolo.

Che tristezza quei pochi tifosi che in una delle scene iniziali stonano la mitica canzone dei The Troggs! e che energia invece all'ultima partita quando a cantarla è uno stadio stracolmo che incita il suo battitore a prendersi il punto della vittoria.

E la scena finale, in cui il direttore sportivo Charlie Donovan (Charles Cyphers, che fu per Carpenter sceriffo in Halloween) si vendica di un anno di angherie subite e rospi ingoiati spernacchiando l'odiosa presidentessa, è di quelle che ti fanno sdraiare dalle risate.

Niente sottotesti, metafore della vita o filosofie sui valori dello sport. Solo una sana, bella divertente commedia che personalmente mi ha fatto divertire come poche altre. Il voto non può che essere alto.

 

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