Regia di Joseph Kosinski vedi scheda film
Più che un film sembra di assitere a una sfilata di design applicato.Tutto visivamente perfetto nella realtà virtuale con gli aggiornamenti dovuti al progresso per quanto riguarda le gare di velocità, il disegno dei costumini gommati a strisce fosoforescenti e addirittura l'arredamento finto antico dell'antro dove abita il vecchio Jeff Bridges, barbuto e in pigiama.Sembra di sfogliare una rivista di architettura e di disegno computerizzato.
Effettivamente di cinema se ne trova ben poco ,il tutto è prono alla stimolazione retinica con queste fotocellule brillantissime, ora nelle tonalità azzurre, ora in quelle rosse che riprendono modernizzandole le vecchie strie luminose del capostipite datato 1982.
Però ci sono anche particolari inquietanti come il Bridges ringiovanito a forza di computer grafica o il Michael Sheen che sembra essere uno Ziggie Stardust invecchiato appena reduce da una seduta di ultraviolenza da Arancia Meccanica.
Tutto il resto è (relativa) noia,i bambini si divertono a vedere le lucine che si muovono a gran velocità, i grandi sbadigliano perchè a parte il progresso degli effetti speciali non c'è nulla di nuovo rispetto al primo film, a casa non si vede il 3 D cinematografico quindi vediamo tutto appiattito come ua sogliola e anche se due ore sono decisamente troppe si riesce a trovare il modo per passarle senza troppo dolore.
Più che un seguito è un reboot ,con relativa rinfrescata al brand. Con un Garrett Hedlund che non vale nemmeno l'unghia dell'alluce sinistro del Jeff Bridges del 1982...
dirige il traffico in modo anonimo
cerca di dare la film il suo carisma.Il brutto è che ci riesce meglio la sua versione computerizzata
insipido
anche col caschetto alla francese(che odio) funziona
inquietante
cameo che suona come un omaggio
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