Regia di Joseph Kosinski vedi scheda film
Sam Flynn, figlio del genio dei videogiochi Kevin, protagonista della prima avventura nell'universo parallelo di "Tron" e misteriosamente scomparso nel 1989, riesce ad entrare nel mondo virtuale creato dal padre e a riunirsi a lui nella lotta contro il pericoloso CLU, alter ego "malvagio" di Kevin. Girare un sequel ben 28 anni dopo l'originale è sempre un'operazione azzardata: il primo episodio è stato un film di culto affascinante ed inscindibilmente legato all'epoca che lo ha generato, con i pregi e i difetti di una tecnologia ancora pionieristica ed il fascino dell'opera irripetibile, questo "Tron Legacy", nonostante sia l'ideale seguito della pellicola del 1982, è qualcosa di completamente diverso, generato per di più in un'epoca nella quale la realtà ha superato di gran lunga l'immaginazione di trent'anni fa. Difficile stupirsi per i pur splendidi effetti speciali e la magnifiche animazioni digitali quando ormai basta caricare un qualsiasi videogame di ultima generazione per essere proiettati in un universo parallelo. "Tron Legacy" è un film dignitosissimo, un lodevole tentativo di omaggiare al meglio una pellicola di culto, una meravigliosa epifania di stupefacenti effetti speciali, ma la sua è una messa in scena fredda e poco coinvolgente, troppo levigata per emozionare, troppo perfetta nel suo meccanismo narrativo ad orologeria per insinuare il brivido della sorpresa e dello stupore. Non è d'aiuto in questo senso una sceneggiatura un po' troppo contorta che, a tratti, si fa fatica a seguire. Oltre al "Tron" del 1982, il film di Joseph Kosinski richiama in maniera abbastanza chiara le tematiche (e in parte anche l'estetica) della saga di "Matrix", mentre le (devo dire splendide) musiche dei Daft Punk riprendono l'elettronica post-punk della colonna sonora carpenteriana di "1997: fuga da New York". E poi, è una mia impressione o gli ultimi secondi del film fanno l'occhiolino al finale di Blade Runner? Notevoli comunque gli effetti speciali e la caratterizzazione dell'universo parallelo della "Rete", con quei bellissimi fasci luminosi a splendere nell'oscurità e a richiamare gli ormai dimenticati e pionieristici videogiochi in grafica vettoriale dei primissimi anni '80 (un vero tuffo al cuore per chi, come me, è abbastanza vecchio da averci giocato negli "arcade" in bar e sale giochi). Cast un po' altalenante: accanto ai vecchi leoni Jeff Bridges (un po' disturbante il suo clone digitalizzato e ringiovanito) e Bruce Boxleitner, tanti volti abbastanza anonimi (a cominciare dal non trascendentale protagonista Garrett Hedlund) e lo splendido viso della bellissima Olivia Wilde. Non saprei infine giudicare la prestazione dell'esordiente regista Kosinski: attendiamolo al varco di nuove prove. Un'opera interessante, ma non del tutto risolta e danneggiata dall'impari confronto con la pellicola del 1982: tre stelle.
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