Regia di Grant Heslov vedi scheda film
Combattere sì, ma senza violenza: ecco sintetizzata la morale dei soldati-hippy. Non è un film di guerra, ma sulla (contro la) guerra: se ne vede poca dal punto di vista dell'azione concreta, ma è sempre presente nell'ambientazione e nei discorsi. Che, a dire il vero, hanno un ruolo predominante nella storia, anche per la sua natura bizzarra: un'indagine semiseria su una faccenda demenziale. Ciò che meglio funziona in assoluto è l'assortimento del cast: Heslov scende con un poker d'assi (l'amico Clooney, con cui ha già recitato, prodotto e scritto; McGregor, Bridges, Spacey) ed è chiaro fin da subito che ha una mano fortunatissima, che non ci deluderà. In sostanza L'uomo che fissa le capre vuole sintetizzare due anime della cultura a stelle e strisce (e, bene o male, si può dire che ci riesca, pur nelle sue affermazioni e situazioni paradossali): quella guerrafondaia, perennemente belligerante, e quella fricchettona-leggera-accomodante che crede di poter risolvere qualsiasi problema con la sola forza di volontà (quella insomma del tipico finale hollywoodiano). 6/10.
Un inviato speciale in Iraq viene a conoscenza di un corpo dell'esercito americano che sperimenta nuove tecniche di combattimento: a metà fra santoni e tossici persi, questi uomini sanno attraversare i muri e fermare il cuore di una capra (e quindi ucciderla) con la sola imposizione dello sguardo.
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