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Nido di spie

Regia di Aleksandr Alov, Vladimir Naumov vedi scheda film

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La recensione su Nido di spie

di Baliverna
4 stelle

Nel 1943 a Teheran successe un bel pasticcio. Ma è successo anche al regista.

E' una superproduzione sovietico-europea, girata tra Londra, Parigi, New York. Solo nel caso della parte ambientata a Teheran, credo si ricorra a una città di qualche repubblica meridionale dell'URSS. A dispetto dei mezzi, ma similmente ad altre produzioni internazionali, il risultato è molto modesto. In generale, posso dire che la pellicola soffra di una lentezza e di una specie di stanchezza croniche, che non sfumano mai neppure nelle scene d'azione. E' un film costituito principalmente da dialoghi, incastonati un complesso schema spazio-temporale, che rende difficile seguire la trama; a questo proposito bisogna dire che la sceneggiatura è macchinosa e confusa. Vi sono poi diversi squarci girati per le strade delle già citate città, che però non riescono a movimentare l'insieme. Ma non è neppure questione di tanta o poca azione, o di movimento; sappiamo bene che il ritmo e la solidità non consistono in ciò. E' proprio la fiacca regia ad essere la causa di questi problemi, con la sua poca inventiva e convinzione.
Quanto agli attori, c'è qualche nota positiva. Gli interpreti principali si impegnano sinceramente e con buoni risultati. Specialmente la protagonista dà mostra di notevole sensibilità nell'interpretare due personaggi. Quanto ad Alain Delon, invece, l'hanno messo lì solo per bel vedere. Diciamo, insomma, che fa presenza.
Posso dire bene anche delle musiche, che sono belle e di atmosfera; ma di nuovo mi lamento che sono state pochissimo sfruttate.
Il messaggio politico, per quanto confuso, forse c'è. Pare di vedere una messa in guardia nei confronti dei nemici di allora, cioè i tedeschi nazisti, e più in generale verso il pericolo nazista o fascista, il quale sarebbe in agguato nel 1980 come lo era nel 1943. Gli intenti di compattamento politico dell'Unione Sovietica verso i nemici esterni sono abbastanza evidenti.
Ultimo appunto: è un film troppo lungo, per di più con due o tre sequenze che sembrano dei finali. Il prosieguo verso il finale vero è quindi quanto mai tirato per i capelli.
Ha tutta l'aria di un film fatto per forza e commissionato dall'altro, a cui il regista e molti altri non credevano. Eccettuati gli attori, che hanno tentato di risollevarne le sorti.

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