Regia di Todd Solondz vedi scheda film
Film attualissimo, Life During Wartime - titolo originale- è un'allegorico ritratto grottesco, al vetriolo, di un’America incapace di trovare una vera unità di intenti, l’aggregazione necessaria intorno a un progetto di pacificazione dopo la guerra civile che, con ogni evidenza, continua a ferire profondamente gli animi dei suoi cittadini.
In tempo di pace...fra una guerra e l'altra
Trish (Allison Janney) vive in una piccola villa in Florida, dopo che il primo marito è finito in galera per pedofilia. La donna, ancora giovane e con tre figli, medita di risposarsi con Harvey (Michael Lerner), uomo senza qualità, pieno di adipe e di luoghi comuni, che proprio per questo le potrebbe dare la sicurezza a cui aspira con libidinoso trasporto.
I tre figli hanno età diverse e problemi a iosa: la bimba si nutre di psicofarmaci più che di cibo e promette una anoressia coi fiocchi per il futuro; Billy (Chris Marquette), il più grande, va al liceo e finge di credere alla madre che gli dice che il padre è morto, mentre il piccolo Timmy (Dylan Riley Snyder) si aggira nel giardino di casa meditando sul proprio futuro, ma ancora privo dell’identità che solo il rito del bar-mitzvah gli conferirà.
Il piccino apprende dai compagni di scuola la verità sul padre e apprende dalla madre che la morte del padre è stata inventata da lei per renderlo felice! Trish ha due sorelle, ognuna delle quali vive in una condizione di assoluto solipsismo: Joy (Shirley Henderson) continua a parlare con i due uomini che per causa sua si sono uccisi e che ora, come fantasmi, assediano la sua mente e la sua coscienza; Helen (Ally Sheedy), affermata come scrittrice, vive del suo successo, incurante delle ferite che le sue parole provocano in Joy.
In questo tremendo ritratto di famiglia si colloca la guerra che Trish ha deciso, con l’aiuto di Harvey, di intraprendere contro il male. Apprendiamo da lei che diverse sono le facce con cui il Male può presentarsi a noi: la pedofilia, il terrorismo dei palestinesi, il suicidio dei kamikaze dell’11 settembre. Per sradicare dalle fondamenta il Male non solo ha scelto Harvey, ma ha scelto anche di schierarsi con Bush e ora con Mc Caine, nelle guerre contro il Male Assoluto, mentre personalmente e con l’aiuto di Harvey vorrebbe continuare la sua privata guerra per tenere il marito e il male lontano dai figli.
Nella sua pensosa ingenuità, Timmy, però, intuisce che il male e il bene sono strettamente connessi nei nostri cuori e che non possiamo dividere gli uomini in buoni e cattivi senza interrogarci sulle ragioni che li spingono a certe azioni. Il modo per uscire dall’angoscia potrebbe forse essere il perdono, che presuppone la capacità di attenuare i rancori legati al passato, laddove in famiglia ii perdono sarebbe possibile, ma solo dopo la vendetta.
Tutti, infatti agiscono in una dimensione di egoistica attenzione solo alle proprie sventure, e sono fondamentalmente incapaci di ascolto e di compassione.
Il regista rappresenta con feroce ironia un mondo meschino, privo di slanci ideali, teso solo a conservare la propria mediocre tranquillità, in una solitudine sottolineata anche dalla demenzialità dei colloqui, in cui ciascuno parla grottescamente sempre e solo di sé. Così ho inteso anche il significato delle imbarazzanti e inopportune confidenze di Trish al piccolo Timmy.
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Recensione su Mymovies del 20 aprile 2010,
aggiornata e riscritta parzialmente per questo sito
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