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Perdona e dimentica

Regia di Todd Solondz vedi scheda film

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La recensione su Perdona e dimentica

di Peppe Comune
8 stelle

Joy (Shirley Henderson) suona sempre la chitarra ed è sempre la più fragile delle sorelle Jordan. Ha sposato Allen (Michael Kenneth Williams), che non è mai riuscito a guarire del tutto dalla droga e dalle sue perversioni sessuali. Per cercare di mettere un po’ d’ordine nella sua vita sentimentale, raggiunge il resto della famiglia che si è trasferito in Florida. Mona (Renèe Taylor), la madre, dopo essere stata lasciata dal marito, odia irrimediabilmente tutti i maschi. Helen (Ally Sheedy) vive in una villa lussuosissima e la sua carriera ad Hoollywood va a gonfie vele, ma lei si sente perennemente annoiata e per venire a capo della sua perenne insoddisfazione ha smesso di frequentare la famiglia. Trish (Allison Janney) ha conosciuto Harvey Wiener (Michael Lerner), un ebreo americano che chiede di essere seppellito in Israele dopo la sua morte. Con lui crede di aver trovato l’uomo giusto per giungere a quell’agognata stabilità familiare, del resto, dopo l’arresto per pedofilia del marito, ha dovuto crescere da sola i figli : Billy (Chris Marquette) è ormai grande e frequenta l’università, Timmy (Dylan Riley Snyder) cresce facendo domande di natura sessuale e sul padre che ha scoperto non essere affatto morto. Il dottor Bill Maplewood (Ciaràn Hinds), trascorsi gli anni di detenzione, si mette alla ricerca di Billy. La sua unica preoccupazione è sapere se suo figlio è o meno un omosessuale.

 

 

Undici anni dopo “Happiness”, con “Perdona e dimentica”, Todd Solondz, torna ad occuparsi delle sorelle Jordan, della loro voglia di vincere la propria, personale, guerra con la vita lasciandosi indietro il passato e dell’aspirazione minima di giungere ad una tranquilla normalità. Rispetto ad "Happiness", identiche rimangono, sia la caratteristica di investire molto su dialoghi affatto consolatori e conditi da verità altamente corrosive (come quello in cui Trish spiega al piccolo Timmy come, con un solo abbraccio ricevuto da Harvey, si sia “tutta bagnata”), che quella di ammantare di grottesco situazioni drammatiche. Diversi, invece, sono tutti gli attori protagonisti (con la prima squadra nettamente migliore), come diversa è l’ambientazione d’insieme che fa da cornice alle vicende esistenziali dei protagonisti, più chiuso e tendente verso colori opachi “Happines”, decisamente più aperto all’accoglimento di colori vivaci “Perdona e dimentica”. Questa apertura verso la luce ha un senso ed un peso nell’economia della storia solo se si sottolinea la volontà di marcare una chiara differenza tra un prima e un dopo, tra un momento in cui gli eventi che ancora debbono palesarsi concretizzano di fatto una forzata alienazione sociale dei protagonisti che ne sono gli artefici, e un altro, invece, dove quegli eventi che sono stati il frutto di particolari e perduranti condizioni psicologiche, in quanto accaduti, vengono sottoposti al vaglio di un estenuante tentativo di rimozione anche attraverso un rapporto più dinamico con i fattti che accadono nel mondo. Se in “Happiness”, era soprattutto nell’intimità domestica che si palesavano quegli effetti disturbanti che caratterizzavano la personalità di ognuno, ora è negli spazi aperti e soleggiati della Florida che tutto si compie, con una vita che va in ogni caso portata avanti e a stretto contatto con le sorti politiche di un paese (gli Usa, come ovvio, ma anche Israele) a cui occorre prestare attenzione (infatti, “Life during wartime”, la vita in tempo di guerra, è il titolo originale del film). Una differenza che è quindi di contenuto, che, pur nella evidente e voluta continuità filologica, serve a rendere “Perdona e dimentica” un film che basta a se stesso, con un' apertura delle prospettive che tende andare oltre la sfera familiare per investire questioni più propriamente politiche che riguardano l'intero paese (la "faida" mediorentale, il rapporto tra Usa e Israele, la politica dei repubblicani). Perdonare prima e dimenticare poi sembra essere la ricetta giusta per raggiungere la tanto agognata felicità. Ma è possibile perdonare se non si è dimenticato chi o cosa ha ridotto la propria vita un accumulo di rimorsi ? E soprattutto, si può dimenticare se si è perpetuamente segnati dai lasciti di un passato che ritorna sempre ? Domande a cui si cerca di dare come risposta la convinzione effimera che, solo allontanandosi da ciò che si è stati e da dove si è sempre vissuti, è possibile anestetizzare la paura di rimanere inghiottiti nelle insicurezze di sempre, quelle paure che spingono chi ne è vittima ad aggrapparsi ai valori solidi di tradizioni consolidate, a ricercare nell’atto reazionario la strada più semplice per arrivare a costruire una “vita normale” (“E’ ebreo e pro Israele. Ha votato per Bush e McCaine. Lo ha fatto per Israele, sa che quelli sono degli idioti. Quindi, non preoccuparti. In fondo, è un uomo semplice, dedito alla famiglia, un tipo così”, dice Trish a Joy in questo dialogo assai emblematico). Risposte semplici e consolatorie che nascondono, dietro la legittima esigenza di trovare una propria stabilità emotiva, l’ipocrisia tipica di chi non fa altro che nascondersi dietro la canonica foglia di fico. Joy e il piccolo Timmy sono certamente le personalità più problematiche e, perciò, più interessanti, quelle non facilmente omologabili dalla morale corrente. Joy non è molto diversa dal resto della sua famiglia, è solo più fragile e insicura e questo la rende più succube dei fantasmi del suo passato e più aperta all’ascolto di quelle voci che popolano la sua coscienza. Timmy, invece, proprio come a suo tempo il fratello Billy, non solo sembra già portare addosso le stimmate di colpe commesse da altri, ma è anche quello che cerca di dare un senso ai vagiti delle sue paure istintive (“Non mi interessano la libertà e la democrazia, io voglio solo un papà”, dice ad un certo punto Timmy). "Perdona e dimentica" è un buon film e Todd Solondz si conferma un autore di spessore.

 

 

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