Regia di Todd Solondz vedi scheda film
Ahiahi… Mi comincia a scadere pure uno come il Tod…. O sto invecchiando (e male) io, o qualcosa non funziona. Già il fatto che gli sia venuto di fare il sequel, non è segno di buona salute, almeno per uno come lui… Se non altro perché Happiness era talmente “forte” e completo di suo che non si sentiva proprio il bisogno di vederne un seguito. Ma tanto convincente era stato il suo film del ’98 che, dopo aver rivisto nel pomeriggio il DVD di Happiness, mi sono poi fiondato la sera a vedere “Perdona e dimentica”. Aperta parentesi: non perdonerò e non dimenticherò mai quegli sciagurati titolisti di questo paesello provinciale di ignoranti presuntuosi che si chiama Italia e che traduce un “Life in Wartime” con “Perdona e Dimentica”, prendendosi loro, i presuntuosi, la libertà di scegliere la strofa della canzone che più gli piace, come se fossero loro i padroni… Chiusa parentesi.
Dopodichè, l’incipit è sul viso piagnucoloso di una Joy che pare uscita ora ora da “Hair”, o da “Woodstock”, e da un Seymour Hoffmann inspiegabilmente dimagrito, slungato e piuttosto tanned, (come direbbe il presidente del paese di provincia di cui sopra). I due nel frattempo si sono sposati (il lavorìo della ruffiana Helen ha funzionato!), ma si vede subito che la cosa non li ha resi più felici di quanto già non fossero prima. L’idea di rifare la stessa scena iniziale di Happiness non è male, e quella del portacenere d’argento da collezione con l’incisione “Joy”, che risbuca fuori ricomprato su E-bay per finire di nuovo nelle mani di lei, è piuttosto divertente. Insomma, i primi fotogrammi fanno ben sperare. Ma il seguito del film, per fortuna di cinquanta minuti più breve del primo, è tutto un inseguire a vuoto i vari personaggi, con una superficialità e un vuoto che fa a cazzotti con l’idea primordiale, ricchissima di sensi e di significati, una girandola di ipocrisie mascherate e smascherate da capogiro, che in questo film spariscono totalmente. O meglio: erano talmente già “compiute” con Happiness, che non si poteva trovare davvero niente di nuovo da dire o da inscenare (qui non solo nulla viene aggiunto, ma tutto ciò che c’era prima viene tolto e cancellato). Il risultato non può essere che un film piuttosto noioso e insignificante, specie per quei (spero pochi) meschini che non hanno visto Happiness.
Un film praticamente invalutabile (quindi, da me, una valutazione “neutrale”), semplicemente perché un film che non doveva esistere. Peccato.
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