Regia di Jaco Van Dormael vedi scheda film
Dopo anni di attesa (l’ultimo film, il delicato L’ottavo giorno risale a quasi una quindicina d'anni fa) nel 2009 il talentuoso regista belga Jaco Van Dormael torna con una grande produzione americana, attesissima e dalla gestazione piuttosto travagliata, in cui il geniale cineasta de Toto l’heros ha apportato modifiche, correzioni, riscritture che gli hanno conferito, in questi anni di aspettativa, l’aura di film “monstre” maledetto. Presentato infine fuori concorso un paio d’anni fa al Festival di Cannes (e candidato all'Oscar come miglior film straniero), il film ha suscitato ammirazione ma anche perplessita’, ed e’ ancora in attesa (?) di una distribuzione in qualche formato nel nostro paese.
A mio giudizio il film e’ straordinario sia visivamente (ed in tal senso la rappresentazione della metropoli nel 2093 e’ spettacolare ed inquietante al punto giusto), sia stilisticamente, riprendendo lo stile favolistico e colorato della magnifica opera prima di fine anni ’80, con musichette carine e tagli di inquadrature perfette su volti e occhi cerulei dei bellissimi (e anche bravi) protagonisti.
Nel 2093 in una grande metropoli americana i media stanno festeggiando gli ultimi istanti di vita’ del misterioso Mr. Nobody, l’ultimo terrestre “vecchia maniera” rimasto sulla terra, un vecchietto di 118 anni che non e’ stato sottoposto, al contrario di tutti gli altri, al processo di rinnovamento molecolare (tramite le cellule dei suini) con il quale l’umanita’ si e’ assicurata l’immortalita’.
Riuscendo a fare cio’, la razza umana ha altresi’ imparato a rinunciare al sesso per gli evidenti problemi di sovrappopolazione in caso di riproduzioni associate a mancanza di decessi. Il vecchietto viene dunque celebrato e studiato come la fine di un epoca in cui i sentimenti come l’amore, il sesso, il fumo e la dipendenza da vizi o interessi creavano certamente problemi fisici, etici e di sopravvivenza, ma contribuivano a dare all’individuo una ragione di vita e un’esistenza con uno scopo che ora, nel futuro, viene a mancare.
Il film non e’ solo questo, ma anche una riflessione tenera e struggente su cio’ che comporta una scelta, sui ripensamenti relativi a quelle decisioni cruciali che ti modificano radicalmente, nel bene o nel male, un destino, una vita, piu’ esistenze. Seguiamo dunque il nostro protagonista sin da prima di nascere scegliersi - da un limbo latteo affollato di bebe’ - i genitori ideali, dopo una ragionata presa in esame tra una bizzarra casistica di coppie (la scelta cadra’ su una tenera e buffa coppia medio borghese scoppiata pochi anni dopo), decidere a fatica con chi dei due vivere, studiare quale delle tre ragazze diventera’ la propria donna (una o forse tutte e tre, perche’ la vita puo’ avere piu’ dimensioni e diverse sfaccettature parallele, sembra dirci Van Dormael).
Un cast interessante e molto convincente di attori non ancora star (ma Jared Leto e’ da tempo un uomo immagine piuttosto noto che si avvicina al cinema in modo occasionale – mi pare di aver letto che si occupa di musica come prima occupazione) di cui il regista pare sinceramente innamorato e che valorizza con inquadrature stupefacenti che accumulano temi, aneddoti, micro-storie che fanno da corollario alla vicenda futuristica principale, rischiando in alcuni momenti di sovraccaricare il complesso dell’opera, ma rendendola alla fine uno straordinario cult del nuovo millennio. E inserendo nell'opera piccole godibili scenette meravigliose, comiche, o drammatiche e struggenti, Van Dormael riesce ancora una volta a fare del film una composita opera che sfiora la genialita’.
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