Regia di Jessica Hausner vedi scheda film
Io l’ho trovato folgorante. Sul terreno insidioso e sdrucciolevole dei pellegrinaggi e delle guarigioni miracolose, Jessica Hausner riesce a rimanere in perfetto equilibrio, la sua posizione è chiaramente agnostica ma non è irridente, anzi: attraverso le maglie larghe di un registro scarno e minimalista emergono silenziosamente la disperazione, la speranza, la profonda umanità della malattia.
Certo, la descrizione dell’ambiente è gelida: organizzato metodicamente come un corso full immersion, il viaggio a Lourdes offre a tutti un pacchetto di misticismoe la probabilità, esigua ma diversa da zero, di assistere al miracolo. Ma ciò che interessa la Hausner non è tanto stigmatizzare l’aspetto kitsch o commerciale di Lourdes, è piuttosto mostrare come la solitudine del malato, l’interrogarsi sul senso della sofferenza e sul perchè di un destino crudele persistano anche e soprattutto in un luogo in cui almeno l’anima dovrebbe smettere di soffrire. In fondo Christine ha un atteggiamento distaccato, afferma di preferire i viaggi culturali, battuta significativa che dimostra come i luoghi di pellegrinaggio siano purtroppo le sole mete di viaggio ben organizzate per accogliere i disabili, molti dei quali andrebbero volentieri anche altrove, se solo ne avessero la possibilità. Nondimeno, l’interessante riflessione sul tema dell’invidia che serpeggia tra i pellegrini merita un ampliamento di veduta: anche tra i soggetti “sani” l'invidia – sentimento bruciante – esiste, eppure nessuno è mai disposto ad ammettere di averla provata. Forse, nella sua accezione di sentimento di inferiorità e quindi di amarezza, andrebbe riconosciuta e accettata come uno stato d'animo molto umano.
Tornando al film: lavoro originale e sottilmente disturbante, molto sfaccettato dal punto di vista concettuale, reagisce chimicamente a contatto con lo spettatore come una cartina tornasole, rivelandone percettività, convinzioni e dubbi.
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