Regia di Giuseppe Capotondi vedi scheda film
La debolezza di questo film, che peraltro merita la sufficienza, se non altro per l'impegno, sta nella poca credibilità della protagonista. Xsenia Rappoport è una buona attrice ma qui manca dell'ambiguità, della doppiezza necessarie. Si intuiscono delle emozioni, dei sentimenti ma non sono sorretti da un adeguato atteggiamento. Il personaggio che Xsenia rappresenta è sempre lo stesso: smarrito, incerto, psicologicamente e sentimentalmente fragile. Il personaggio che dovrebbe rappresentare dovrebbe essere un carattere forte, ambiguo, malizioso, che sa fingere perfettamente. Il regista cerca ovviamente di depistare lo spettatore,cerca di togliergli i punti di riferimento soliti, ma non convince. Non convince perchè la trama è troppo costruita e poco chiara. Il trucco del "sogno", che stavolta non è che un sogno da coma, è appunto un vecchio trucco per spiazzare lo spettatore. Non convince la relazione tra la protagonista e il rapinatore. Non convince lei come complice e ladra matricolata, non convince il rapporto con il padre (anche se è picanaliticamente indovinata la sua figura di prete-giudice) e non convince la trama. Lei, cameriera d'hotel, perchè dovrebbe sfacchinare per portare a casa un misero stipendio quando potrebbe vivere tranquillamente col ricavato delle rapine? Perchè il commissario non sospetta di lei se non nel sogno?(Eppure è chiaro che qualcosa di losco deve pure esserci se la rapina avviene proprio nell'intervallo in cui il guardiano (che ha una relazione con Xsenia) stacca l'allarme. E' un film insomma che usa i vecchi trucchi del cinema classico per costruire una trama che poteva essere interessante, ma che lascia lo spettatore sconcertato e con l'impressione di trovarsi di fronte a un potenziale ottimo thriller rovinato da una sceneggiatura forse troppo marchingegno per poter essere credibile.
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