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La doppia ora

Regia di Giuseppe Capotondi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La doppia ora

di marlucche
6 stelle

La doppia ora

La prima ora della doppia ora lascia ben sperare di trovarsi finalmente di fronte ad un cinema italiano di livello europeo. Personaggi interessanti, atmosfera straniante a tratti, macchina da presa che indugia volti nervosi ma contenuti… la capacità di comunicare tramite particolari infinitesimali un disagio e un qualcosa che non quadra. Ah che bello… mi dico un po’ troppo presto…
Divago un po’ e torno con la memoria a Dallas, una delle prime fiction/soap che arrivarono in Italia gettando allo sbaraglio l’italiano medio… Le donne si pettinavano come Sue Ellen (l’alcolizzata moglie del famigerato JR alias Larry Hagman) e si inamoravano tutte di Bobby Ewing (il fratello buono di JR). Ad un certo punto Bobby decide che si è rotto le palle di fare Dallas… pensa che forse il cinema gli può dare qualche occasione e decide di abbandonare il cast. È così convinto e sicuro della sua scelta che decide di far morire il suo personaggio…
Insomma Bobby muore e centinaia di lettere di protesta arrivano alla casa di produzione… ma Patrick Duffy è irremovibile… Passano un paio d’anni (forse più, forse meno.. mi venisse in aiuto qualche fanatico della serie, please…) e Bobby capisce che non se lo fila nessuno al di fuori di Dallas…. Timidamente chiede di tornare e gli autori non fanno una piega.
Ma cavolo… non era morto?
Bè sì… era morto… ma in realtà era tutto un sogno della moglie… un incubo praticamente.
Da un giorno a un altro la serie torna a due anni prima con Bobby che si fa la doccia… la moglie lo guarda strano e gli fa: “Non sai che cazzo di sogno ho fatto amore mio…. Tu eri morto e mi sono fatta pure un cincinno di fatti altrui… me so sognata che quella se divorziava da quello…. Che quell’altro er n’infame… che tu cugina era un po’ troia… ‘na serie de cazzi altrui che non finivano mai… ma che strano…”
Bobby, strofinandosi i capelli con un asciugamano bianco, esclama: “limortacci…”.
E sicuramente, anche se non lo vediamo… intuiamo che si da una bella grattata…
Forse ricordo male… e il dialogo non è proprio questo ma il succo sì…
La doppia ora è simile… scopriamo che ad un certo punto che la protagonista era in coma e che ha immaginato una vicenda con svariati collegamenti alla realtà ma anche con non poche fantasie.
Svegliatasi dal coma la realtà appare per quella che è… praticamente si scopre che Sonia, seppur con qualche senso di colpa, ha più di un qualcosa in comune con la cugina di Bobby…
Scomodare il paranormale, improbabili Hitchcok, fantasmi,, alieni e quant’altro lascia il tempo che trova… la seconda ora è didascalica e non ha il coraggio di osare… ci deve finanche svelare quei momenti di straniamento come se non si fidasse del suo pubblico, se non lo ritenesse in grado di cogliere i riferimenti. Un vero peccato… Insomma come al solito un film italiano che cade sulla sceneggiatura pur avvalendosi di una buona regia e di bravi interpreti… Una Rappaport intensa, un Filippo Timi sempre più sicuro e anche una breve apparizione di una Lucia Poli prestata dal teatro… Capotondi è al suo debutto… speriamo solo che trovi una bella storia per la seconda prova….

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