Regia di Giuseppe Capotondi vedi scheda film
L'uomo che visse due volte?No,sarebbe ingiusto ridurre questo film a questa frase perchè c'è molto d'altro.Pur nel suo orgoglio di citare in questo film c'è almeno un idea di cinema.Che è appunto quello che manca all'asfittico panorama cinematografico italiano.Molti per considerare lo stato di salute del cinema italiano monitorano spettatori e incassi omettendo di visualizzare la qualità di quello che si vede sui nostri schermi.Perchè l'equazione incasso= qualità è verificata molto raramente.Mai nel caso dei nostri film che incassano di più.Ecco perchè sono contento di una distribuzione adeguata di un bel film di genere come questo di Capotondi che non viene mandato al massacro ma ha la possibilità di essere visto da una fetta importante di pubblico.Se poi quest'ultimo non risponde....Scusate la divagazione:dicevo cinema di genere che ha l'orgoglio di citare non vergognandosi di farlo.Non si può negare l'impronta hitchcockiana su una storia con ampie suggestioni psicanalitiche come questa e Vertigo è un esempio perfettamente calzante anche se a ruoli inverititi.Così come mi è balzato davanti agli occhi il flash de La conversazione di Coppola allorchè Filippo Timi ututlizza i suoi marchingegni per ascoltare a distanza una conversazione.In quel momento mi è sembrato che il volto di Timi e quello di Hackman coincidessero per chissà quale incantesimo.Ma c'è anche altro,c'è De Palma(ma qui si ritorna sempre a zio Alfred),ci sono a mio parere anche influssi del Tornatore del capolavoro misconosciuto Una pura formalità.C'è un gusto molto internazionale,non sembra un film italiano,finalmente si ha la possibilità di uscire dal nostro orticello,una sobrietà nella messa in scena accentuata anche da una fotografia livida che predilige i toni freddi firmata dal per me sconosciuto Tat Radcliffe(mi ha ricordato molto certe cose del nostro bravissimo Luca Bigazzi),un meccanismo narrativo che dosa i colpi di scena in maniera molto intelligente,rivelando poco per volta quello che sta succedendo.Anche se a dir la verità il sospetto viene fin da subito.Il film di Capotondi è un saggio sull'illusione del doppio,un continuo gioco di specchi,una reiterazione del concetto di Doppelganger soprattutto nella seconda parte quando non si tratta di essere avvolti dallo stile sinuoso della pellicola ma di cominciare a dare qualche spiegazione.E tutto combacia,pur se fa sobbalzare sulla poltrona come i rumori improvvisi che avverte la protagonista,come la canzone che sente,un tentativo di ritornare alla coscienza ben simboleggiato dalla sequenza nella vasca in cui il volto sta in linea di galleggiamento sull'acqua,elemento che ricorre più volte durante il film.Un delitto raccontare di più di questo film.E'però urgente sottolineare la prova dei due protagonisti:la Rappoport con quei capelli biondo stoppa è personaggio fragile come un cristallo eppure con il suo bel fondo di opacità,Timi pur avendo un accento marcatissimo è un perfetto animale da cinema,un attore di cui tra qualche anno tutti tesseranno le lodi.Come bisogna tessere le lodi a Capotondi che firma un film di genere ma di qualità,un film che può piacere alla critica senza essere spocchiosamente autoriale e piacere al pubblico per il suo indubbio fascino.Un perfetto esponente di un tipo di cinema che in Italia è ancora poco presente.Piuttosto fa riflettere che sia stata un opera come questa che ha salvato il cinema italiano dal tracollo in quel di Venezia....
esordio positivo con un film di genere girato con sobrietà rara da trovare in chi come lui passa dalla pubblicità al cinema
una conferma
sempre più bravo
particina ma di fondamentale importanza
non male
ok
ok nella parte di Riccardo
nella parte di Bruno
boh
neanche notato
boh
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