Regia di Fatih Akin vedi scheda film
Una risata ci seppellirà. Anzi, ci già sta seppellendo. Così è se Ken Loach e Fatih Akin decidono di ricorrere alla commedia e a un nuovo immaginario pop e popolare per accompagnare la classe operaia all’inferno. E la discesa è cominciata da parecchio, visto che molti dimenticano che entrambi l’hanno già fatto con feroce umorismo. Dimostrando proprio lì, prima che nel dramma, impegno, rabbia e generosità, tutte le loro qualità di registi e di uomini. Fatih Akin si riappropria della parte più potente e umana di sé, quella di La sposa turca ma soprattutto di Kunz und Schmerzlos (undici anni fa a Locarno, geniale), delle sue nottate alcoliche e goliardiche ad Amburgo, delle sue orge di cibo (e a dar retta al film, non solo di quello) alla Taverna greca. Lì è nata l’amicizia con Adam Bousdoukos, ristor-attore che l’ha educato a godersi la vita e il cinema, quel piacere che, come dice lo chef psicopatico e geniale di Soul Kitchen, «non può essere venduto: l’amore, il sesso e l’anima». Che conditi con cibo, vino e amici ti regalano le serate migliori della tua vita, gli insegnamenti più dolorosi, grotteschi ed efficaci e la follia necessaria a (soprav)vivere. Fatih Akin, regista impeccabile, si era dato a esercizi di stile che gli assicuravano i gran premi della giuria senza però saziarlo della sua passione. E così ha deciso di provarsi in una commedia anche triviale, il cui menu prevede finezze estetiche e risate grasse (ovviamente), cura dei dettagli e battutacce, tripli sensi e sciabolate politicamente ed etnicamente scorrette. Bousdoukos interpreta se stesso e un po’ Fatih (nella parte del mal di schiena), Moritz Bleibtreu è irresistibile come fratello scapestrato e sbagliato, Anna Bederke è cosplendida e carismatica come musa-cameriera che fa Faust di cognome. Akin tutta la sua bravura la mostra in movimenti di macchina straordinari, nello sguardo liquido di lei, nel farci venire fame di sentimenti, cibi surgelati, nouvelle cuisine alternativa, musica soul (ma anche greca, hip-hop e r’n’b). Da leccarsi i baffi.
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