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Soul Kitchen

Regia di Fatih Akin vedi scheda film

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La recensione su Soul Kitchen

di mc 5
10 stelle

A qualcuno potrò dare l'impressione di aver scritto questa recensione sotto l'effetto di un buon "joint". Non è così. Anche se ci potrebbe stare, perchè sarebbe del tutto in linea con lo spirito disinibito, anarchico e scatenato di questa pellicola, in assoluto una delle più godibili mai viste in vita mia. In giro si fa un gran parlare di questo piccolo "caso" cinematografico, un caso che va montando nella direzione di diventare un "cult movie". Ed è un cammino, questo, che è ancora lungi dall'arrestarsi, e dunque possiamo affermare che la qualifica di "cult" oramai "Soul kitchen" se l'è guadagnata. Questo è uno di quei film (tipo, che so, un "Rocky horror picture show"...) destinati a diventare un caso del tutto a sè stante, un gioiello inimitabile, e ne abbiamo riscontri tipo (per dire) che nella mia città in una sala che lo sta proiettando in versione originale coi sottotitoli, per entrare c'è spesso la fila e non sempre si trovano posti liberi. Io comunque ho optato per l'edizione doppiata in italiano perchè temevo che la durezza dell'accento tedesco avrebbe potutto danneggiarmi la visione. Se dovessi raccontare i pregi di questo film, non saprei da dove cominciare (i difetti son talmente pochi che ho deciso di non parlarne nemmeno). In sintesi: regìa, sceneggiatura, recitazione, stile, personaggi, musiche. Tutti aspetti che nel film vengono affrontati e svolti in maniera così coinvolgente che si percepisce tangibilmente in sala il crescendo di un senso di entusiasmo collettivo raro da riscontarsi. Mammamia, che voglia di ballare che avevo, soprattutto sui titoli di coda, e son sicuro (mi son guardato attorno) che non ero l'unico: il film è un'infornata caldissima (bollente!) della migliore soul music, al punto che ti accorgi che per tutti i 100 minuti il fatidico "piedino" proprio non riesci a tenerlo mai fermo. Ma non è solo questione di musiche, il film è tutto un congiungersi di meccanismi che generano ilarità, umorismo, leggerezza, allegria, divertimento puro, a volte in modo diretto e incontenibile, altre volte attraverso il filtro del grottesco o del nonsense. I personaggi sono tremendi, nel senso che sono talmente sfigati e grotteschi che non si può non amarli. Attenzione ora, perchè mi sa che sto per imbroccare il tunnel del delirio, nel senso che, contaminato dalla follìa del film, sto per far crollare ogni barriera inibitoria, per raccontare, quasi in 3D, tutte le mie percezioni di ciò che ho visto, compreso l'amore ai limiti della fisicità verso gli attori e il regista. Le facce, diomio, le facce di questi attori sono da antologia. Lo schema narrativo è, volendo, semplice ma poi si disperde in tanti rivoli che contribuiscono a farne un'opera corale, e allora la vicenda diventa anche complessa con diversi snodi narrativi legati ciascuno ai tanti personaggi presenti. Il fulcro è evidentemente il ristorante che dà il titolo all'opera, ispirato all'omonima canzone dei Doors, che nel film assume un significato che va oltre la sua destinazione d'uso, rivestendo un ruolo di metafora, di luogo dello spirito, nonchè splendido caso di sfondo/scenario da "immaginario cinematografico". In pratica assistiamo alle peripezie del protagonista che tenta, supportato dal fratello, di mantenere il timone di questo locale nonostante un mare decisamente in tempesta. Col cast, peraltro eccellente, ho un problema personale: questi attori hanno dei cognomi talmente "cazzuti" che per scriverli senza errori mi ci vorrà un mese. Il protagonista, Adam Bousdookos, è incredibile, con quell'impagabile faccia da bellimbusto un pò sfigato, con quei capelli lunghi e disordinati, e quelle terribili magliette da rockettaro, sembra quasi di percepire la puzza di fritto e di patatine che il suo corpo emana, e mentre cammina zoppicando vistosamente per colpa di un'ernia del disco, suscita un misto di ilarità ed affetto. Un volto, il suo, che difficilmente verrà dimenticato da chi avrà visto questo film. E poi c'è suo fratello, impersonato da colui che è non solo un attore feticcio di questo regista, ma anche uno dei principali protagonisti del vento nuovo che sta attraversando la cinematografia tedesca, Moritz Bleibtreu. Anche lui, quanto a istrioneria guascone e a facce assurde non è da meno, ma....sento che è venuto il momento in cui vi dovrete sorbire uno dei miei deliri da cinefilo "bacato". A volte può capitare che nella vita fate un incontro con una persona in circostanze "speciali" e da quel giorno non potrete più fare a meno di collegare quel viso allo scenario particolare di quell'incontro. Questo accade molto spesso anche nel cinema. Io ho conosciuto (virtualmente!) Moritz durante la visione di un film che ho a suo tempo molto amato, "Le particelle elementari", ma soprattutto mi si è conficcata nella mente (e nel cuore) come una freccia, una scena davvero emozionante, un autentico tuffo al cuore. Immaginatevi la sequenza di un'orgia, diversi corpi seminudi e sudati che ballano avvinghiati al ritmo martellante della musica, fra questi Moritz che osserva eccitato e divorato dal desiderio la sua partner (la splendida Martina Gedeck!), quand'ecco all'improvviso un colpo di scena talmente inaspettato in un simile contesto da apparire disturbante: Martina si accascia al suolo per quello che non era solo un malore dovuto a droghe o ad eccitazione estrema, infatti la vediamo nella sequenza successiva paralizzata ed inchiodata ad una sedia a rotelle. Ecco, per me era importante evocare questo "flash" collegato al volto di quest'attore. E chiedo scusa a coloro che lo commenteranno con un bel "ecchissenefrega". E poi, ancora, c'è Birol Unel, altro viso davvero incredibile, (fu il protagonista maschile di "La sposa turca"), una faccia a metà fra l'impunito e il rocker fascinoso devastato da centomila vizi. E poi ci sono le due protagoniste femminili, due donne non solo belle ma anche molto incisive. Una è la cameriera del ristorante, Anna Bederke, forse non bella in senso tradizionale ma con due occhi che ti scavano nell'anima: ho fatto ricerche in rete e ho scoperto che Anna è di rado attrice perchè si occupa soprattutto di regìa. E poi c'è Dorka Gryllus che nel film interpreta la massaggiatrice fisioterapista: dotata di un leggero strabismo di venere, confesso che mi ha arrapato da morire: figuriamoci se anche su di lei non ho indagato in internet, scoprendo che Dorka è anche la cantante del gruppo reggae berlinese dei Rotfront, coi quali ha scalato le classifiche discografiche tedesche. Da segnalare infine un cameo illustre, per lo meno per i cinefili più raffinati, quella vecchia volpe di Udo Kier, il signor "occhi di ghiaccio". Lui è nel film quel tizio che mangia le mentine e poi ne muore soffocato. Udo Kier, con quel suo inconfondibile sguardo che ha qualcosa di satanico, fu attore feticcio (qualcuno dice anche amante, chissà...) di Andy Warhol, nonchè icona dei cultori dell'horror più disturbante, e personaggio imprescindibile nell'immaginario di molti artisti omosessuali. Manca qualcuno all'appello? Ma certo! manca un uomo (e qui mi gioco il mio status, a cui peraltro tengo considerevolmente, di eterosessuale conclamato) verso il quale da anni nutro una vera passione: il regista del film, Fatih Akin. Adoro questo ragazzo 36enne, turco di seconda generazione, nato e residente ad Amburgo, che ha una sua idea di Cinema in cui mi riconosco incondizionatamente. Fatih mi incantò con "La sposa turca" e poi mi fece letteralmente a pezzi il cuore con un film struggente come "Ai confini del paradiso" (uno dei film-culto della mia vita). Il mio solo rammarico sta nella scarsa visibilità che ha avuto uno dei suoi lavori più intriganti, lo stupendo documentario "Crossing the bridge", omaggio appassionato alle nuove frontiere della musica di Istanbul e alle sue contaminazioni col rock e il jazz. Il mio ricordo di quella pellicola è curiosamente legato soprattutto all'immagine ufficiale che appariva sui manifesti, rappresentata da una figura di donna che indossava il tipico costume da danza del ventre, ma che portava a tracolla una fiammante chitarra elettrica: una delle immagini più potenti ed evocative che i miei occhi abbiano mai visto. Al termine della proiezione si è ripetuta quella magìa che si verifica ogni volta che vedo un film che mi appassiona particolarmente, cioè avrei desiderato vedere accanto a me in sala i personaggi del film (attenzione NON gli attori ma quei volti intesi come i personaggi!) per poterli abbracciare uno ad uno. Caro Fatih, ma che cos'hai dentro quella testolina? Te lo dico io. Hai il genio e il talento di un uomo innamorato di tutto. Del cinema, dell'amore, dell'amicizia, del cibo e della musica. Cioè della Vita.
(PS1): Se non andate a vedere questo film e se non provate almeno a cercare nei negozi il cd con la colonna sonora...io e voi non siamo più amici.
(PS2): I titoli di coda sono un'autentica LIBIDINE pop!
Voto: 10

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