Regia di Victor Fleming vedi scheda film
La piccola Dorothy (Judy Garland) vive con gli zii in una fattoria del Kansas. Per un evento fortuito, si ritrova nel Regno di Smeralda, dove vive il mago di Oz, il quale pare l’unico in grado di farla ritornare a casa. Ma per farlo Dorothy dovrà superare numerose prove, aiutata dal suo fido cane Totò e da 3 surreali compagni di viaggio. La trama è famosissima e dunque va appena accennata.
Il valore aggiunto di questo film è dato dalle straordinarie capacità espresse da un film datato 1939. In questa pellicola, girata da Victor Fleming (nello stesso anno in cui dà vita all’altro suo capolavoro, “Via col vento”), gli effetti speciali, l’inventiva di certe trovate, le scene di massa, la fotografia, i costumi e la colonna sonora sono precoci di alcuni decenni; a vederlo oggi, il mondo di Oz, con i suoi colori e le sue coreografie, i suoi effetti speciali e le sue scenografie può far sorridere. Ma pensando che si tratta di un film di 70 anni fa, la cosa cambia. Certo se guardiamo le scene di massa coreografate de “La fabbrica di cioccolata” o gli effetti di volo della serie dedicata a Harry Potter, il film può far sorridere, ma rapportato alla realtà coeva, “Il mago di Oz” è un clamoroso prodigio cinematografico. Nonostante una storia semplice e delle coreografie migliorabili, il film dimostra un’architettura filmica che ha cambiato la storia del cinema. Basti pensare all’inventiva rappresentata dal mondo di Oz “a colori” rispetto al bianco e nero della realtà del Kansas.
Rimangono nella memoria storica della settima arte le canzoni (“Over the rainbow” in primis) la venatura dark delle atmosfere (speriamo in un remake di Tim Burton!!!) e soprattutto il personaggio della Garland, che le ha procurato un’etichetta che probabilmente è seconda solo all’imperitura maschera di Norman Bates sul volto di Anthony Perkins.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta