Regia di Daryl Wein vedi scheda film
E' più sicuro fare sesso protetto in una stanza buia con quaranta persone che farlo solo con una, magari partner fisso/a, senza usare alcun tipo di precauzione. Questa è una delle frasi di maggior effetto - per quanto di un'evidenza pressochè superficiale, non poi così scontata - pronunciata da un personaggio intervistato in questo documentario. Con Sex positive, coraggiosa indagine che va a ricostruire il percorso di alcuni attivisti gay negli anni bui dell'Aids (i primi '80), esordisce il regista Wein, subito premiato in vari festival, soprattutto negli Usa: e in effetti come film è molto Usa-oriented, si parla principalmente di problematiche relative alle metropoli statunitensi. E non è una scelta sbagliata, poichè è proprio la vita e la mentalità della grande città ad aver fomentato le chance di diffusione del virus Hiv, sostanzialmente descritto come una sorta di somma di svariati altri virus causati da una vita sessuale irresponsabile e promiscua. A battersi pubblicamente - e nella maniera più esplicita possibile - a favore di un sesso protetto anche per gli omosessuali, arrivano così i protagonisti di questa pellicola, che si riuniscono attorno a Richard Berkowitz, uomo dal passato che a definire ambiguo sarebbe un eufemismo. Il punto era mediare fra la sordità delle istituzioni (eravamo in piena era Reagan, d'altronde), i luoghi comuni e le stigmatizzazioni dell'opinione pubblica nei confronti dei gay ed infine l'orgoglio omosessuale, sempre pronto ad autoflagellarsi e a spacciarsi per vittima sacrificale: il successo di Berkowitz e dei suoi alleati e seguaci è stato inequivocabile. La serie di interviste in cui Wein fa parlare a ruota libera i protagonisti delle vicende è gestita e montata con la giusta scelta delle tematiche, evitando di ripetersi o dilungarsi eccessivamente, e soprattutto ad un ritmo incalzante che tiene sempre vivo il discorso; anche per questo, forse, la durata non va oltre l'ora e un quarto. 6,5/10.
Le esperienze - raccontate in prima persona - dei primi attivisti gay, uomini comuni e anche qualche medico, che dall'inizio degli anni '80 cominciarono a battersi per denunciare la promiscuità sessuale e la mancanza di un'educazione a favore del sesso sicuro fra i gay americani. Nel frattempo l'Aids diventava un vero e proprio flagello sociale.
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