Regia di Richard Kelly vedi scheda film
Richard Kelly torna sulla terra, si fa per dire, dopo il cult “Donnie Darko” e il controverso “Southland tales”, con questo film tratto dal racconto breve “Button, button” firmato da Richard Matheson.
Il risultato è buono, non entusiasmante, ma Kelly dimostra di poter fare anche altro e la cosa non era poi così scontata.
Norma (Cameron Diaz) e Arthur (James Marsden) vivono col loro figlio una vita normale, fino a quando un paio di notizie (lui scartato per il ruolo di astronauta, mentre il figlio non potrà usufruire della borsa di studio) non portano un po’ di preoccupazioni sul loro futuro.
Ma subito dopo ricevono una scatola con un bel pulsante a fungo rosso ed un patto difficile da decifrare fornito loro da un personaggio misterioso (Frank Langella) e poco rassicurante.
Se schiacceranno il pulsante riceveranno un milione di dollari causando però contemporaneamente la morte di un individuo.
I dubbi sono parecchi, ma alla fine Norma schiaccia il bottone (più che altro non prendono troppo sul serio la cosa), riceverà i soldi promessi, ma questo darà il via ad una serie di eventi inquietanti.
D’altronde non poteva essere così facile risolvere i propri problemi.
Richard Kelly gestisce in maniera egregia il racconto e il diramarsi della vicenda che parte piano per poi svelarsi lungo il percorso concentrando tutte le cose migliori negli ultimi trenta minuti.
Dopo ottanta minuti pare che il finale sia scritto, ma da quel momento la storia riparte e lo fa con uno slancio notevole, tenendo nel proseguio col fiato sospeso fino a chiudersi ricomponendo i pezzi mancanti del puzzle (ovviamente tranne quelli soprannaturali) e regalando una circolarità angosciante.
Ovvio che ispirarsi ad un testo solido abbia aiutato parecchio il regista che comunque dimostra in questa occasione di saper raccontare anche storie meno aleatorie, mantenendo la lucidità, curando per bene l’insieme (famiglia-paese-nazione-universo infilati nel periodo storico di appartenenza) e denotando un discreto gusto retrò per la fantascienza.
E su tutto non manca una morale decisamente inquietante, ma altrettanto vicina alla realtà e che dovrebbe far riflettere, e molto (a me ha abbastanza sconvolto).
Dunque questo “The box” lo considero un film affascinante e disturbante, ben costruito, probabilmente un po’ lento a carburare, ma per il resto mantiene le attese (che non erano altissime, ma c’erano).
Il suo operato è più che discreto, per certi versi quasi sorprendente.
Dimostra un sano gusto old-style e riesce a gestire bene il racconto.
Veste insolita per lei, lontana, per una volta, dalle sue amate commedie.
Non che conquisti la scena, ma almeno la regge meglio del previsto.
Non il massimo della vita.
Un pò ingessato, ma la parte lo richiedeva e riesce a mettere una buona dose di inquietudine.
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