Regia di Richard Kelly vedi scheda film
Timeo Danaos et dona ferentes.
Una giovane coppia riceve un dono da uno sconosciuto. Qualcuno bussa alla porta, Norma Lewis (Cameron Diaz) non fa in tempo a scorgere chi è l’uomo che ha depositato sulla soglia un pacchetto di forma quadrata: il benefattore, infatti, si è involato in una macchina nera.
A chiunque capitasse qualcosa del genere, sorgerebbero dei dubbi circa il dono e
la consistenza del dono: cosa conterrà?
Eppure siamo in America, - Richmond, Virginia - e la paura delle bombe e dei complotti che da sempre alligna nella testa degli americani dovrebbe almeno indurre gli avidi coniugi a riflettere se aprire il pacco o chiamare la polizia.
Niente di tutto ciò.
Norma esulta, chiama il coniuge, Arthur (James Marsden), un pacioccone che lavora alla Nasa, squittendo nemmeno fosse arrivato Babbo Natale, e insieme aprono il pacco: dentro uno strano congegno, poi una lettera che recita più o meno: “Premendo il pulsante rosso, qualcuno morirà, ma voi diventerete miliardari.”
La cosa sa di fantascienza, e di fantascienza si tratta. La storia si svolge nella metà degli anni Settanta. Gli americani hanno perlustrato Marte e quando si perlustra questo pianeta, state sicuri che ‘sono arrivati i marziani sulla Terra’.
Nella lettera è scritto che il giorno dopo alle 17.00 qualcuno tornerà per sapere che cosa hanno deciso i coniugi Lewis: diventare ricchi, uccidendo qualcuno o restare a secco di soldi?
Arthur ha un lavoro precario, Norma insegna letteratura a dei deficienti che non hanno mai letto I sequestrati di Altona di Sartre, e non è finita, hanno un figlio, Walter, da mantenere. E non è finita ancora: Norma ha un piede mozzo, le sono state amputate le dita in seguito a un incidente, zoppica, non ci fa proprio una bella figura, lei così avvenente, ex atleta podista, con quei soldi potrebbe operarsi al piede invece di indossare un plantare che Arthur amorevolmente ha progettato per lei.
Insomma, tutto congiura perché quel maledetto pulsante subisca la pressione portatrice di iella (qualcuno morirà) o fortuna (diventare ricchi).
Il plot non è molto originale, è tratto (e maltrattato) da un bellissimo racconto di Richard Matheson, Button Button che magistralmente pone il problema della responsabilità delle scelte.
Richard Kelly, dopo il folgorante Donnie Darko e il noioso new age Southland Tales, approda alla fantascienza tout court, immettendo nel corpo vile di un finto b-movie costoso (quanti ossimori!) spezzoni di filosofia morale, citazioni di Arthur Clarke, le porte da scegliere di Kafka, le vie senza uscita di Sartre.
Ecco, Byron Haskin o Don Siegel non facevano lezioni di escatologia, loro proiettavano geniali metafore sugli schermi.
Per finire: se il giorno dopo avere ricevuto uno scatolo-dono, si presenta, puntuale come la morte (è il caso di dire) uno con la taglia, la faccia deturpata, una bombetta alla Magritte sul capo, e si chiama Arlington Steward (l’immenso Frank Langella), il minimo che devi fare è dire: “Scusi, ha sbagliato indirizzo!”
Invece Norma accoglie il visitatore-vespillone nemmeno fosse l’uomo delle tubature intasate.
Norma apre la porta ed io non dico altro per non rovinare la visione di questo, tutto sommato, piacevole film.
Dico soltanto, memore di un romanzo di Patricia Highsmith: “Non aprite la porta agli sconosciuti”, e pensate solo che dalla nascita alla morte viviamo dentro gli scatoli (ventre materno, scuola, casa, auto, bara), vediamo scatoli (televisione, cinema). E non lo dico io, parola di Arlington Steward!
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