Regia di Kirk Jones vedi scheda film
Considerato l’equilibrio precario sul quale si regge il film di Giuseppe Tornatore, c’era da sudare freddo per questo rifacimento interpretato da Robert De Niro in singolar tenzone a distanza con Marcello Mastroianni. Eppure, nonostante Kirk Jones non sia un genio ed ecceda spudoratamente con le tonalità autunnali della fotografia di Henry Braham (Big Fish, un’altra storia di padri…), Stanno tutti bene non è del tutto detestabile. De Niro limita le smorfie al minimo sindacale, si copre provvidenzialmente il volto in una scena di pianto e per il resto procede di catatonia. L’amarcordiano viaggio on the road di un anziano operaio pensionato vedovo che vuole rivedere i suoi figli è messo in scena con una pacatezza languida che mira all’effetto elegiaco di Sul lago dorato. Giocando pericolosamente con un eccesso di patetismo sempre in agguato, il film tocca anche qualche corda giusta. Indeciso fra manipolazione e commozione genuina, Jones realizza quindi un piccolo film simile ai melodrammi familiari un po’ anodini che firmava Henry Koster tanti anni fa per i grandi Studios. Così, anche se le ambizioni sociologiche sono risibili, l’interazione degli attori riserva invece qualche emozione non prevista, salvando in parte l’atteso remake.
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