Regia di Kirk Jones vedi scheda film
De Niro è grande, anche mentre passa l'aspirapolvere o gonfia una piscina in giardino, o quando in ospedale apprende dai figli, finalmente riunitisi attorno a lui, della triste notizia sul figlio David, quella che si aspettava ma alla quale non vuole credere. Stanno tutti bene è un film semplice, senza tanti fronzoli e lontano da approfondimenti psicologici, che peraltro lo renderebbero pretenzioso e adulterato. De Niro è Frank Goode, in pensione da un lavoro che gli ha danneggiato i polmoni: rivestiva di pvc cavi telefonici, che "chissà quante notizie, buone o cattive vi sono passate"; inoltre è vedovo da otto mesi, la moglie lo proteggeva dalle reali condizioni dei figli, sparsi per gli Stati Uniti; lui che è stato un genitore esigente, ma ora non desidera altro che stare coi figli attorno a un tavolo. E così, dopo che uno dopo l'altro declinano il suo invito per un weekend, decide di fargli una sorpresa andandoli a trovare; ha grande considerazione per loro, pensa che tutti abbiano attuato i loro (e i suoi) sogni. Sin da subito si accorgerà che non è proprio così; lo vedrà in una delle due sequenze toccanti del film: è una scena onirica in cui, seduti tutti attorno a un tavolo, i figli, con le fattezze dei bambini (cioè come lui ancora li considera), gli confermano i suoi amari sospetti. L'altra scena toccante è quella in cui acquista da una galleria un quadro di David che raffigura il lavoro della sua vita: con quel gesto d'amore realizza la complessa personalità del figlio.
Il finale è consolatorio e classicamente hollywoodiano, ma necessario, altrimenti il film sarebbe un drammone senza possederne i requisiti. C'è anche qualche siparietto simpatico, affidato alla verve di Bob, impagabile.
Il ritmo è naturalmente lento e la regia senza guizzi ma mai invadente, del resto quando hai un De Niro in forma non serve molto ... Gli altri attori sono pure bravi, in particolare Sam Rockwell nel ruolo del figlio percussionista mancato direttore d'orchestra Robert; non male anche la stupenda Kate Beckinsale, che è la figlia Amy, in crisi col marito, e l'antipatica Drew Barrymore che interpreta la figlia Rosie, la quale si accoppia con una ragazza (Katherine Moennig, quella di L World, non deve aver fatto molta fatica ...) con cotanto bimbo al seguito.
Tutto sommato un film discreto, al quale avrebbero giovato una sceneggiatura più attenta ai personaggi secondari e una regia più ardita.
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