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Il cattivo tenente. Ultima chiamata New Orleans

Regia di Werner Herzog vedi scheda film

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La recensione su Il cattivo tenente. Ultima chiamata New Orleans

di Peppe Comune
5 stelle

Per chi ama il cinema di Abel Ferrara e considera "Il cattivo tenente" un grande film e, soprattutto, per chi annovera Werner Herzog tra i suoi registi prediletti e di formazione, non poteva che rapportarsi con un sentimento di curiosità mista a diffidenza nei riguardi di questo sedicente remake. Visto il film la prima cosa che viene da dire (la più banale) è che si tratta di tutt'altra faccenda e che l'originale purezza del capolavoro di Ferrara non viene affatto inficiata. Nel film di Herzog si parla semplicemente di un cattivo tenente (ma quanti cattivi poliziotti ci ha dato il cinema) ma mentre quello di Haevey Keitel era in viaggio verso gl'inferi in cerca di un segno purificatore per redimersi dal suo male, questo si compiace a tal punto di se stesso da rendere grottesca ogni sua cattiveria. Se il cattivo di Ferrara spiegava la genesi del suo male in un Dio che aveva abbandonato l'uomo al suo destino, quello di Herzog, dimentico di tutto, è indifferente a qualsiasi ordine morale. Nel primo c'entra la metafisica nel secondo solo l'umano. Tutto questo per ribadire (molto umilmente e dopo tanti altri) che si tratta di due film differenti, con diverse location anche e che hanno in comune solo il fatto che il protagonista è un poliziotto paranoico,cocainomane e corrotto. Preso come cosa a se "Bad lieutenant: port of call New Orleans" è un film tutto incentrato sulle movenze claudicanti del tenente Terence McDonagh (Nicolas Cage), sul suo gigioneggiarsi continuo in mezzo a bande di criminali che sembrano uscite da una farsa. La relativa facilità con cui riesce sempre districarsi dalle situazioni pericolose in cui si caccia, da al film un senso di continua parodia, di un giocare beffardemente con i generi (il noir ma anche con la commedia), di incompiutezza della sua struttura narrativa e della caratterizzazione dei personaggi. Per quello che mi riguarda, se questo film da un lato sfugge facilmente alla tentazione di guardarlo col metro del film di Ferrara, dall'altro lato non posso fare a meno di domandarmi in quale piega nascosta del film si sia nascosto il tocco magico di Werner Herzog, il suo procedere allucinato, iconografico, rigoroso con la macchina da presa. Per me Werner Herzog è un cineasta troppo importante da non aspettarmi da lui cose ben diverse da una semplice regia di prammatica e se il film in se può essere visto come un semplice diversivo mi chiedo perchè mai non lo si debba pure valutare in relazione alle aspettatitve artistiche che si richiedono a un maestro della settima arte.

 

 

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