Regia di Patric Chiha vedi scheda film
Esordio intimista e trattenuto, questo dell'austriaco P. Chiha, sotto la cui superficie "composta" scorre una vena inquieta, proprio come i dubbi e i problemi dei personaggi. I due poli principali sono Pierre (I. Sultan), ragazzo bello, dolce e insoddisfatto dall'ordinaria quotidianità, e sua zia Nadia (B. Dalle), matematica alcolizzata e che ha un saldo rapporto col nipote che va spesso a trovarla. Durante le ricorrenti passeggiate nelle strade e nei parchi, incontri con amici di lei e sedute nei bar, Pierre è affascinato dalla personalità di Nadia, tra confidenze dei suoi trascorsi amori, esperienze di vita e riflessioni che lasciano affiorare il conflitto tra una ricerca ordinata del mondo e la consapevolezza del caos interiore, tra la precisione del numero e il disordine della parola. Nadia acuisce, tentando di reprimerli, i suoi sentimenti verso Pierre, il quale riconosce invece la propria vera inclinazione per i ragazzi anche grazie al carattere anticonvenzionale della zia. Nadia aggrava le sue condizioni di salute e va nella clinica di una tenuta (domaine) in Austria; Pierre torna a trovarla ma la loro intesa non è più la stessa di una volta.
Chiha punta sul distacco ma con delicatezza, inquadrature e carrellate che rispecchiano un ordine e la chiusura di un microcosmo formato da Pierre e Nadia, un mondo però non impermeabile agli inevitabili fatti della vita, dell'anima e del corpo, e nel quale irrompono le forze disgregatrici della malattia, le insicurezze, le accettazioni del proprio e dell'altro essere. Ottime prove da parte degli attori. 7 1/2
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