Regia di Philippe Grandrieux vedi scheda film
Seconda opera, nel cinema di finzione, (oggi par dedicarsi più ai documentari), per il videoartista francese Philippe Grandrieux. Dopo un esordio in cui già esprimeva la sua particolarissima idea di cinema inteso come videoarte, immagine pura, inutilità delle parole a vantaggio dei registri visivi, in grado, sempre, di suggerire da soli emozioni e pensieri, con questo densissimo progetto estremizza ancor più la sua visione. Basato sull'esile trama di un innamoramento impossibile fra un giovane soldato e una prostituta incontrata in un qualunque bordello di un qualunque paese dell'est Europa degli anni duemila, Grandrieux gli costruisce attorno un vero e proprio immaginario infernale, una lenta, sporca, a tratti sensuale, (grazie alla bellezza stratosferica di Anna Mouglalis), scura discesa nei meandri più neri dell'essere umano, fino a culminare in un delirante pre finale di grande suggestione. Avendo visto anche il successivo "Un Lac", per me il suo film più riuscito, reputo questo lavoro del regista francese come il suo più ossessivo e oscuro: si nutre, evidentemente, del mistero, spesso lascia completamente spaesati, ma rimane un film dalla fortissima fascinazione e questo, probabilmente, è il suo intento primario. Un'opera d'arte, quindi, a cui concedere i sensi, tutti, e in cui tutto può succedere, compresa la possibilità del rifiuto totale di questa pellicola. Il cinema di Grandrieux rimane, a mio avviso, assolutamente indispensabile.
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