Regia di Philippe Grandrieux vedi scheda film
“Sombre” come oscurità, cupezza, gelo interiore: è quello che si rivela essere l'anima di un solitario e misterioso burattinaio che allestisce spettacoli per bambini grazie alle sue capacità di mimo nel dare vita e movimento a pupazzi a cui dona un animo che evidentemente poi non riesce a riservare per se stesso. L'uomo organizza spettacoli per intrattenere piccole folle di ragazzi accorsi con i genitori a seguire il Tour de France. Le grida eccitate di frotte di bambini incantati dalla magia di mani che creano e danno anima a personaggi percepiti come reali, si antepone al silenzio gelido di un uomo che vive solitario nella cupezza del proprio carattere, in preda a raptus incontenibili, soddisfando i quali l'uomo riesce a placare, almeno in parte, i propri istinti deviati.
Di notte infatti lo troviamo impegnato a cercare soddisfazione tra le prostitute e le donne sole che incrociano la sua strada. Ma quando se le trova vicino, e le spoglia, una furia omicida si impossessa di lui e lo spinge ad ucciderle brutalmente.
Dopo tre omicidi quasi in serie, Jean si imbatte in due sorelle, molto legate tra loro ma di carattere e fisionomia radicalmente opposte: una bionda, espansiva, appariscente, discinta, l'altra bruna, timida, problematica, pudica e dall'aria perennemente malinconica.
Assieme alle due l'uomo riesce a stabilire un'amicizia guardinga, che tuttavia non permetterà all'uomo di tenere a freno i suoi istinti. Ma quando, nei pressi di un lago, egli tenterà di uccidere la sorella bionda Christine che lo invita nuda a fare il bagno assieme a lui, la tragedia sarà evitata per un soffio grazie all'intervento provvidenziale della bruna Claire, che tuttavia, nonostante ciò, non riuscirà a metterlo da parte, ma anzi ne risulterà ancor più attratta.
Senza vere soluzioni, spiegazioni, chiarimenti di alcun genere, Sombre ci catapulta nel mondo deviato di una persona oscura dalla sessualità incontrollata che agisce senza freni inibitori e senza pietà come una belva incontrollata.
Un film che punta sulla cupezza delle atmosfere, su vedute infernali che traspaiono da finestrini di auto in corsa e che ben rappresentano o fanno da cornice ad un clima pesante ed insopportabile che è la vera forza di una pellicola che non fa nulla per farsi, se non amare, almeno accettare con spiegazioni o svelamento di notizie che ci possano aiutare a comprendere.
Marc Barbé è molto bravo a rendere l'inquietudine, anche facciale, con i suoi tratti severi e un po' asimmetrici, di un personaggio oscuro e mostruoso che non riusciamo bene a decifrare, a capire, tanto meno a giustificare. Con Grandrieux tornerà nel successivo La vie nouvelle. Elina Lowensohn, attrice prediletta da Hal Hartley e vista in molte altre occasioni “d'autore”, è una intensa, dolorosa Claire che cerca di capire: comprendere se stessa, come non riesca a separarsi da una persona così pericolosa e negativa come il burattinaio omicida che le siede vicino.
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