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Out of the Present

Regia di Andrej Ujica vedi scheda film

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La recensione su Out of the Present

di OGM
8 stelle

Risale allo Stanley Kubrick di 2001 Odissea nello spazio e all’Andrej Tarkovskij di Solaris l’intuizione che la tecnologia possa (o, meglio, debba) servire a rivoluzionare la struttura narrativa del cinema. La multimedialità, la grafica computerizzata, il sistema delle telecomunicazioni liberano le immagini dalla rigidità della sequenza temporale e dalla piattezza della cronaca, per farne l’espressione dinamica e creativa dell’evoluzione del pensiero e del modo, sempre nuovo, in cui noi uomini guardiamo al mondo.   La vita a bordo della stazione orbitante MIR, con le esperienze dell’assenza di gravità, del volo nel vuoto, della lontananza dalla Terra, delle riprese satellitari, è l’occasione ideale per svincolare il racconto - con la forza realistica di un documentario - dall’incedere pedestre della logica e dell’abitudine, inserendo suggestioni provocatorie e paradossali:   la “Terra blu come un’arancia” è il prodotto di uno spaesamento mentale che, facendo combaciare gli opposti, sperimenta nuove combinazioni, anteponendo il concepibile al percettibile. Il nostro pianeta, visto da lassù, diventa infatti un’astrazione, un ricordo a cui i cosmonauti sovrappongono  un ipotetico presente, che fluttua con loro nel cosmo ed è disgiunto dalla concretezza della storia. Questa forma di straniamento costringe il cineasta a reinventare il significato della testimonianza visiva, trasformando quest’ultima in un collage di impressioni reali e virtuali, dirette o mediate, totali o parziali, fedeli o distorte, prodotte sul posto o trasmesse a distanza, e tenute insieme unicamente dal filo conduttore della presenza umana. E’ quest’ultima, facendosi voce che rimbalza dal suolo alla stratosfera, dando un nome agli oggetti e descrivendo le emozioni, a riportare tutto sul piano universale del linguaggio, che costruisce l’inedito con i pezzi del risaputo. In questo modo anche ciò che risulta alieno e inaspettato può risultare comprensibile, e diventare il contenuto di un messaggio di speranza e novità scambiato tra la terra e il cielo: se gli astronauti riescono a convincere chi è rimasto a casa che il colore della penisola balcanica sta cambiando gradazione, così i terrestri possono far accettare, agli uomini sospesi nello spazio, che l’URSS, la loro patria, da cui sono partiti mesi addietro con il loro razzo, oramai non esiste più. In questo senso, Out of the present è la dimostrazione dell’oggettiva potenza del possibile, che  con le sue spiazzanti difformità, sfida in continuazione la nostra razionalità, e precede, nel precipitoso sviluppo degli eventi – come nelle più geniali forme di arte -  di gran lunga  la nostra capacità di assimilarlo. 

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