Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
Bruno, un professore di lettere dal carattere schivo, residente a Milano, e' informato dalla sorella che la madre, Anna, malata di cancro, e' ormai prossima alla morte. Pertanto torna a Livorno, sua citta' natale, per starle vicino. Il film, tramite lunghissimi flashback, racconta la storia di Anna e del rapporto con i suoi due figli, Bruno e Valeria; dei sacrifici che la donna ha fatto per garantire alla prole una vita dignitosa, e delle incomprensioni, che hanno complicato enormemente la vita dei personaggi. La piu' evidente e' quella che divide Bruno da Anna. Essa ha un carattere estroverso, e' una donna estremamente vitale ed ha un approccio alla vita, almeno apparentemente, ingenuo. Cio' la porta tra le braccia di uomini sempre diversi. Per essi e' una sorta di "frutto proibito", che si lascia cogliere in cambio di protezione e sostentamento per se' ed i suoi figli. Cio' e' compreso dalla figlia Valeria, forse perche' donna, la quale, spaventata dall'idea di avere medesima sorte, si da' in moglie giovanissima al primo uomo in grado di garantirle stabilita', nonostante egli sia chiaramente un idiota. Bruno, invece, vive a disagio la "freschezza" della madre. Ne e' sempre stato messo in imbarazzo, tanto da bambino, quanto da ragazzo. Senza dubbio, anch'egli, maturato, ha compreso i motivi dell'agire della genitrice. A quel punto, pero', forse a causa dei sensi di colpa, forse a causa di un carattere anaffettivo, non riesce a ricucire un rapporto - che Anna non ha mai rifiutato - e cerca consolazione nello "stordimento" chimico. Il lungo racconto, alternando passato e presente, documenta le incomprensioni, e successivamente le scioglie, dando spazio ad un finale relativamente consolatorio. Dall'inizio del film, sappiamo che Anna e' malata terminale. Essa muore, ma non prima di aver abbracciato - e riunito - tutti i suoi figli; aver dato soddisfazione un uomo che l'ha silenziosamente amata per decenni; espresso parole d'affetto per il padre di Bruno e Valeria, del quale, nonostante l'abbia maltrattata, cacciata di casa, privata dei figli, ella e' stata veramente innamorata, al punto da giustificarne il comportamento. Alcuni tra i personaggi si rivelano comunque diversi da cio' che sembrano. E' il caso di quest'uomo, il quale, nonostante l'atteggiamento sgradevole, mostra un certo affetto per la famiglia; e', inoltre, il caso della sorella di Anna, la quale solo in conclusione del racconto, offre una motivazione in grado di motivare la sua oggettiva detestabilita'. Tramite il dialogo ed il confronto, i personaggi trovano riconciliazione. Buona interpretazione per Micaela Ramazzotti nei panni di Anna, da giovane. Bravi anche Valerio Mastandrea (Bruno) e Stefania Sandrelli (Anna, donna matura); poco spontaneo, pero', il loro accento toscano. Il film e' ambientato a Livorno, localita' che Paolo Virzi' ben conosce e tratteggia con connotati di una sorta di grande paese, dove si sa tutto di tutti; le chiacchiere, per lo piu' maldicenze, abbondano; ci si perde di vista per poi ritrovarsi. Sebbene il film sia classificato come commedia, io l'ho trovato molto drammatico ed intenso. Virzi' costruisce ed esalta, con particolare sentimento, il personaggio di una donna e madre; con razionalita', altresi', descrive le dinamiche familiari, legando le difficolta' dei rapporti all'incomprensione ed alla mancanza di dialogo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta