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La prima cosa bella

Regia di Paolo Virzì vedi scheda film

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La recensione su La prima cosa bella

di degoffro
6 stelle

E’ molto bello il personaggio di Anna, la mamma di “La prima cosa bella”. Esuberante, vivace, carica di un affetto travolgente, contagioso e un tantino ingombrante. Ad interpretarla, nelle due diverse epoche in cui la vicenda si svolge, sono una grande attrice come Stefania Sandrelli e … la moglie del regista, Micaela Ramazzotti. Forse il problema del film è tutto qui. Per quanto si agiti e si sforzi la Ramazzotti non riesce quasi mai ad andare al di là di un’interpretazione sguaiata e sovraccarica, la cui inefficacia emerge ancora di più dal confronto con la tenerezza paciosa e avvolgente della Sandrelli, bravissima nel dare vita ad una donna che conserva ancora una fortissima energia emotiva ed aggregante, nonostante la malattia. Così i due film in cui è divisa la pellicola hanno tempi diversi: frenata e monocorde la parte ambientata nel passato, vivace e sincera quella nel presente. Il risultato complessivo però lascia a desiderare. Mi sembra che da “Tutta la vita davanti” Paolo Virzì, forse scottato dall'ingiusto flop di "N - Io e Napoleone", inizi a vivere di rendita, come se ormai fosse appagato del fatto che da tutti è riconosciuto quale unico erede della gloriosa commedia all’italiana (ancora una volta omaggiata esplicitamente con una scena girata sul set di “La moglie del prete” dove Marco Risi interpreta suo padre Dino). Non che “La prima cosa bella” sia un brutto film, tutt’altro ma è ben lungi dal convincere. Molte soluzioni narrative lasciano perplessi, tutto il finale con tanto di matrimonio e scoperta di un nuovo fratello che ovviamente, a quasi trent’anni, accetta di buon cuore che la sua mamma non sia quella che aveva sempre creduto ma un’altra, è quasi fantascienza ed è piuttosto irritante nella sua palese ricerca di una facile e ricattatoria commozione (mamma in punto di morte e i due figli che si mettono a cantare “La prima cosa bella”), i caratteri sono piuttosto apatici (la parte relativa al personaggio di Mastandrea adolescente, ahimè non è molto distante dall’esecrabile “L’estate del mio primo bacio” diretto dal fratello del regista, Carlo, qui al solito responsabile delle musiche), le battute si contano sulle dita di una mano. C’è Valerio Mastandrea, gigantesco come al solito nei panni di un insegnante sulla via della depressione a cui basterà un bagno al mare per ritrovare l’entusiasmo perduto, c’è Marco Messeri in un ruolo defilato eppure dolcissimo, c’è Claudia Pandolfi che, alla morte della madre, preferisce piangere tra le braccia del datore di lavoro, lasciando di sasso il marito chiacchierone e superficiale, accompagnato a casa dai figli, basiti quanto lui. Virzì mi pareva più sobrio ed ispirato nelle sue prime opere (il suo capolavoro resta “Baci e abbracci”), qui lascia troppo spazio al folclore e alla macchietta (la scenata al funerale del marito tra Anna e sua sorella è insopportabile), si perde in annotazioni poco essenziali, tende all'eccesso a scapito della misura, confeziona un romanzo familiare solo a tratti accattivante, più spesso banale ed enfatico, comunque piuttosto distaccato dalla realtà e raramente emozionante. Speriamo non sia un’involuzione, ma solo una parentesi di stanca: sarebbe un vero peccato dilapidare un credito accumulato con merito nel corso degli anni. Voto: 6

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