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La prima cosa bella

Regia di Paolo Virzì vedi scheda film

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Paul Hackett

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La prima cosa bella

di Paul Hackett
6 stelle

Un insegnante quarantenne, tossicomane e amareggiato, ritorna, sebbene con riluttanza, nella natìa Livorno al capezzale della madre malata terminale, una donna bella e vitale che ha attraversato tutta la propria esistenza con il sorriso sulle labbra e per la quale il figlio ha sempre nutrito un profondo ed evidente complesso edipico: l'evento tragico offrirà all'uomo, stanco e disilluso, la possibilità di pacificarsi col proprio passato e sarà per lui l'occasione di una vera e propria catarsi esistenziale. "La prima cosa bella" è una pellicola che mi ha messo davvero in difficoltà: mi piace molto il cinema di Paolo Virzì, "Ferie d'agosto", "Ovosodo" e "Caterina va in città" sono tra i miei film italiani preferiti, inoltre adoro Livorno, un luogo affascinante e complesso (ho vissuto per più di un anno in Toscana e ogni volta che potevo correvo nella città labronica a guardare il mare dalla splendida Terrazza Mascagni, proprio nei pressi dei Bagni Pancaldi più volte citati nel film, o dalle selvagge e bellissime scogliere di Calafuria). Insomma: c'erano tutti i presupposti per farmi piacere il film di Paolo Virzì che, invece, inaspettatamente, non mi ha convinto per niente, peraltro con sommo dispiacere di mia moglie (per una volta fatemela citare, come fa sempre con la sua il buon Chribio1) che ne è perdutamente innamorata. "La prima cosa bella" è un melodramma familiare, con tutto il sapore e l'eleganza del cinema classico ma con la tipica superficialità delle opere che pretendono di ridurre una intera vita in un'ora e mezza e del tutto carente sul piano della sceneggiatura: cosa racconta, infatti, di tanto interessante il film di Virzì? Una coppia che scoppia, per la gelosia di lui, e lei, bella e solare, che, sia pure con qualche difficoltà, tira su un figlio taciturno e introverso e una figlia un po' sciocchina che si perderanno nella vita finché l'intera famiglia si ricomporrà, pacificandosi, attorno al letto di lei che, sorridente anche di fronte all'inevitabile, non farà mancare un pensiero d'affetto per ognuno dei suoi cari e nemmeno per chi le ha pur fatto del male e l'ha preceduta nell'Ade, ben consapevole che tutti sono protagonisti e comparse di quel grande e bellissimo spettacolo che è la vita di ognuno di noi... e, a questo punto, le lacrime possono scorrere a fiumi perché, in fondo, cosa c'è di più struggente e ricattatorio di una madre che si spegne circondata dall'affetto dei suoi cari? Ma, appena un instante dopo che l'inevitabile groppo in gola scende giù e l'ultimo barlume di commozione si dissolve, proviamo a domandarci: ma che diavolo dobbiamo farci con questa roba? Probabilmente se lo sono chiesti anche i membri dell'Academy che, nel decidere il lotto di candidati all'Oscar per il miglior film straniero, avranno alzato gli occhi al cielo e avranno sospirato: "Ecco i soliti italiani con il solito film sulla mamma" (d'accordo, gli americani fanno ben di peggio, ma mi si passi la battuta). Anche il cast, ricco e di pregio, non mi ha entusiasmato: Mastandrea è bravo e intenso ma a volte l'impressione è che sia ormai troppo ingabbiato nella parte del romanaccio e poco credibile in altri ruoli, Micaela Ramazzotti (moglie di Virzì) non ha un gran carisma ma ce la mette tutta nella grande occasione della vita, Stefania Sandrelli dipinge la figura di una donna stanca e malata con affetto e partecipazione ma è francamente poco credibile nella sua incongrua allegria perenne, bravissimo (come sempre) Marco Messeri, insopportabile (come sempre) Claudia Pandolfi, totalmente inadeguato in un ruolo drammatico il buon Paolino Ruffini (ora capisco perché porta sempre la barba, senza non si può guardare) mentre fa piacere intravedere, sia pure in un ruolo minore, la maschera sofferta e comunicativa del cantautore Bobo Rondelli. In definitiva "La prima cosa bella" non mi è piaciuto, ma non posso dire che sia in assoluto un "brutto" film: consigliato a chi ama i melodrammi, le storie corali e le saghe familiari, tutti gli altri possono astenersi senza rimpianti. A chi ama il cinema di Virzì, consiglio di rivedere per l'ennesima volta "Ovosodo" o "Caterina va in città", a chi ama la città di Livorno, consiglio di andarci appena possibile o di ascoltare le canzoni di Bobo Rondelli. Voto sufficiente.

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