Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
Virzì mette da parte il sociale che ha contraddistinto le sue ultime opere e firma un film intimistico e generazionale. Il teatro è nuovamente Livorno che fa da sfondo a una vicenda che si dipana su più piani temporali, dagli anni Settanta ad oggi.
Protagonisti sono Anna, una donna vitale e un po' ingenua che ha sempre inseguito le proprie passioni, e i figli Bruno, oggi quarantenne ancora in cerca di una propria identità, e Valeria, fragile e nevrotica. Al capezzale di Anna, malata terminale, gli occhi tristi di Bruno si rifugiano nei ricordi. Scorrono così davanti agli occhi dello spettatore trent'anni della nostra vita, accompagnati dalle canzoni d'epoca,senza alcun riferimento ai fatti italiani perché a Virzì, stavolta, interessa mettere al centro della vicenda una famiglia disgregata, con una madre piena d'amore per i figli, un padre incapace di convivere con le proprie gelosie e una zia invidiosa e borghese. Bruno e Valeria si sono difesi a modo loro, l'uno fuggendo a Milano e chiudendosi in sé stesso, l'altra costruendosi una famiglia solida solo nelle apparenze. Ma i fragili equilibri sono destinati a crollare in un finale catatico e commovente, come molto toccante è il confronto fra fratello e sorella quando Valeria riuscirà a tirare fuori tutta la propria rabbia verso Bruno, colpevole di averla lasciata sola. Virzì fotografa una vicenda come tante ma la popola di personaggi veri, capaci di ridere e piangere, amare e soffrire, cadere e rialzarsi in quell'umana avventura che è la vita.
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