Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
In questo luogo virtuale che mi è così caro, ho visto messe nero su bianco ed esposte al pubblico ludibrio ormai centinaia di mie modeste opinioni-recensioni, ma questa volta mi sta capitando qualcosa di inedito che mi ha provocato una sorta di blocco creativo che mi è diffcile rimuovere. Al punto che io, pur prefiggendomi una tabella di marcia piuttosto rigida che prevede almeno un paio di film a settimana, questa volta ho dovuto cedere il passo e "saltare un giro", e a farne le spese di una visione rinviata a data da destinarsi saranno due bei film in uscita come "Tra le nuvole" e "L'uomo che verrà". Cosa è successo dunque lo scorso week-end di così particolare? E' accaduto che sono usciti due film che (almeno dal mio osservatorio personale) ritengo entrambi "epocali" e sommamente emozionanti, e che mi hanno causato non pochi problemi circa la mia adeguatezza nell'affrontarli (ma proprio contemporaneamente dovevano uscire? ci si mette di mezzo anche il destino, adesso). Uno è "Avatar", film che vedrò molto presto, ma che mi incute un forte timore, perchè ho come la percezione di pormi di fronte a qualcosa di così "immenso" da rendermene la fruizione imbarazzante. E la stessa cosa, più o meno, mi è accaduta nei fatti con l'ultimo lavoro di Paolo Virzì. Un film che mi ha sconvolto...fate conto "il film-commedia italiano più bello degli ultimi dieci anni" (tipo). Durante LE visioni (l'ho visto tre volte!) sono rimasto annichilito di fronte a un'esplosione di grazia, umanità, leggerezza, sentimento...un tale assalto d'emozioni che mi ha sconquassato il cuore. Già immagino coloro fra voi che ora stanno sorridendo "ma questo è sempre di manica larga, figuriamoci, ogni volta perde la testa per qualcosa di nuovo". Eh no, non ci sto. Stavolta ho visto davvero un Capolavoro. E per giunta un Capolavoro Italiano. A questo punto ho solo due strade davanti a me. O fare una recensione lunga lunga oppure chiudere qui, ancor prima di iniziare, magari solo invitando chi ancora non l'avesse fatto ad andare al cinema a vederlo di corsa (non si sa mai che, benchè ben promozionato, schiacciato da "Avatar" subisca un precoce oscuramento...). Cercherò allora una via di mezzo, tentando di dare una parvenza di ordine alle decine di pensieri che affollano la mia testa. Prima di tutto un flash critico. Due nomi che mi sono venuti in mente, esternamente al film. Ozpetek e Rubini. Mi spiego. Secondo me Virzì rappresenta l'anti-Ozptek. Laddove Ozpetek esprime il mondo interiore che si porta dentro, non riesce mai ad essere Universale, delimitando tale mondo entro i confini angusti della sua Roma e anzi -peggio- di "certi" quartieri di Roma, peraltro popolando questo suo ristretto ambito di una umanità "fighetta" che si fa a tratti insopportabile. All'opposto, Virzì racconta una Livorno che più "livornese" di così non potrebbe essere, ma lo fa comunicando Emozioni Universali in cui ci possiamo riconoscere tutti, isole comprese, e che toccano il cuore nella loro espressione così popolare, alla faccia delle coppie (omo od etero che siano) del regista turco, "rese" tormentate da sceneggiature improbabili. Rubini. Ecco, qua andiamo già molto meglio. Il problema è che quando Sergio si mette dietro la macchina da presa colto dall'urgenza (evidentemente sincera, per carità) di esorcizzare certe rese dei conti con il suo passato e con le sue radici umane-culturali che affondano nella tradizione pugliese (vedi il recentissimo "Uomo nero"), ebbene, non riesce mai a coinvolgere il pubblico in questa sua sorta di "psicodramma", riducendo il tutto a una sorta di (che brutto termine, lo so) "pippa mentale", a un qualcosa di troppo personale e poco comunicativo. Al contrario Virzì, che pare qui essersi cimentato proprio nello stesso tipo di "resa dei conti" coi sapori e i colori della propria infanzia, beh, riesce a produrre un tale arcobaleno di sensazioni ed emozioni da restarne basiti. Al punto che ho fortemente voluto prolungarne il godimento triplicando la visione del film. So che è espressione abusata, ma il film è davvero in stato di totale ed assoluta Grazia. E da parte di tutti: regista, attori, sceneggiatori. Anche se...resto con la convizione che tutto parta dal "manico". Tra chi frequenta "cose di cinema" è voce diffusa che Virzì disponga di uno speciale talento umano nel creare una bella atmosfera sui suoi set, e che riesca a costruire una rara alchimia tra i suoi attori. Non può che essere vero, altrimenti non si spiegherebbe che qua tutti gli attori (ma proprio tutti tutti, anche i caratteristi e i ruoli marginali) sono in una forma smagliante. Vogliamo parlare di Mastandrea? Un attore a fasi alterne, che in certi film pare girare a vuoto, come fosse a disagio, ma che qui sembra alle prese col "ruolo della sua vita": grandissimo in ogni dettaglio, dalle pause agli sguardi. E vogliamo parlare di Stefania Sandrelli? Una signora che (letteralmente) ha fatto Grande la storia del Cinema Italiano, ma che negli ultimi tempi era stata mortificata da "partecipazioni" svilenti e ai limiti del patetico...ebbene la Sandrelli qui, improvvisamente, pare come non solo "rinata" ma proprio capace di mettere in scena un personaggio stra-or-di-na-rio, di quelli che strappano l'applauso. E vogliamo parlare di un attore meraviglioso ma condannato alla marginalità come Marco Messeri? Qua riesce a tratteggiare un anziano burbero ma straboccante d'umanità e d'amore, un "nonno" impagabile che ti verrebbe voglia d'abbracciarlo. E -soprattutto- vogliamo parlare di Claudia Pandolfi? Io l'avevo amata alla follìa con "Ovosodo" (guarda un pò chi ne era il regista?!), ma poi mi aveva fatto anche un pò pena nel vederla sprecata in decine di fiction televisive in cui mi pareva di scorgere il suo talento come ingabbiato o addirittura "anestetizzato". Bene. Qui la Pandolfi è di una bravura mostruosa, da far paura. Commovente ed esaltante. L'ho osservata rapito nei dettagli: come muove i muscoli del viso, come muove le dita, come cammina...una performance immensa, la sua. A proposito ancora di Mastandrea, vorrei aggiungere a quanto detto in precedenza una "cosetta" che però attiene ad una percezione strettamente personale: mi sono identificato da morire in questo suo personaggio, certe volte mi pareva di vedere me stesso proiettato su quello schermo. E...vogliamo parlare di Micaela Ramazzotti? Io non posso fare a meno di collegare il suo bel viso ad una apparizione televisiva ormai lontana nel tempo e peraltro si trattava del terribile programma notturno di Marzullo (quello basato su un imbarazzantissimo terzo grado all'ospite di turno). Micaela in quell'occasione raccontò molto di sè e della sua (giovane) vita. Avevo davanti a me una gran bella ragazza che non nascondeva la sua semplicità, il suo approccio istintivo e ben poco "culturale" sia con la vita che con la sua professione d'attrice. Da allora Micaela ha fatto passi da gigante, non tanto perchè adesso sia diventata chissà quale fuoriclasse d'attrice, ma il fatto è che questa ragazza deve aver lottato come un leone (anzi come una splendida leonessa) per MIGLIORARSI e per CRESCERE. Lei è una che iniziato (in fondo neanche poi tanti anni fa) facendo fotoromanzi per la rivistina "Cioè", una adolescente come tante, ma che -spinta dall'amore per il Cinema e, perchè no, anche folgorata dall'unione sentimentale con un "noto regista" (...)- a un certo punto ha deciso di diventare un'attrice BRAVA. E i risultati si vedono in questo film, dove offre una di quelle performance di cui ogni attrice dovrebbe andare orgogliosa. E adesso chiudo davvero, pur senza avervi parlato delle belle musiche composte e scelte da Carlo Virzì, il fratello musicista che in passato guidò l'ottima band degli "Snaporaz". E senza, purtroppo, aver omaggiato a dovere i caratteristi e i ruoli minori del film. E senza probabilmente esser riuscito a dare un'idea di come un Grande Regista possa riuscire ad evocare in modo struggente un'epoca e una città (gli anni'70/80 a Livorno), che a volte ti sembra di esserci dentro, e di sentirne i rumori, vederne i colori, respirarne gli odori. A quest'ultimo proposito, permettetemi di fare l'opposto di uno spoiler, cioè di chiudere proprio con le immagini iniziali del film. Che sono inquadrate (proprio nel senso dell'uso della macchina da presa) in modo sublime, una roba che a me ha ricordato (datemi pure del matto) il Maestro Altman. Si tratta di una manifestazione estiva presso uno stabilimento balneare in cui si premiano delle "Miss": ecco, osservate le riprese sui volti del pubblico o su quelli -cialtroneschi- dei conduttori della serata....e ditemi voi se non è vero che solo un Maestro può dirigere sequenze così e con quello stile lì...
PS: dedico idealmente questa recensione ad una persona che ha una particina ridottissima nel film, ma che è il più misconosciuto e al contempo IL PIU' GRANDE cantautore-artista-fantasista che abbiamo in Italia: Bobo Rondelli.
Voto: 10
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