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Julie & Julia

Regia di Nora Ephron vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Julie & Julia

di tinodeluca
8 stelle

Julia Child (Meryl Streep) sbarca in Francia nel 1949 con suo marito Paul e, per prima cosa, intende cercare un buon ristorante, typique et charmant, nel quale scopre la prima delle delizie della cucina francese: le sogliole alla mugnaia rosolate nel burro.
E’ così che inizia la sua storia, quando Julia Child non era ancora “Julia Child”, la cuoca famosa  negli Stati Uniti per la sua trasmissione televisiva The French Chef ed autrice del libro Mastering the art of French cooking.

Già, perché famosi non si nasce, lo si diventa e, prima di diventarlo, Julia era alla ricerca di sé.

Chi era, dunque, Julia prima di diventare “Julia Child”? Era la moglie annoiata di Paul (Stanley Tucci), diplomatico, buongustaio, ex artista e poeta, appena trasferito a Parigi come funzionario dell’United States Information Agency. Per diventare se stessa, Julia prova ad impegnarsi disegnando cappelli o prendendo lezioni di bridge ma, in realtà, le uniche cose che le piacciono sono: mangiare bene e girare i quartieri di Parigi cercando libri di cucina francese, possibilmente scritti in inglese. Ma libri non ne trova, perché nessuno crede che si possa insegnare ad una casalinga inglese o americana a cuisiner à la française.

Jiulia è una signora alta, americana, ingombrante, con una voce stridente, che si muove sgraziata nell’impenetrabile mondo chiuso a nicchia dei segreti e delle raffinatezze di Parigi. Probabilmente è l’unica americana che non riesce ad apprezzare quanto sia bello comprare abiti in un paese così – anche perché non c’è assolutamente nulla della sua taglia – ma ha anche una contagiosa voglia di vivere ed un ottimismo che la porta a credere che niente sia impossibile. Le occorre però conoscere la lingua francese, perché non può continuare a leggere le ricette per cucinare poulets et poulardes, pensando di dover “lavare le cosce nel burro e riempire la gallina, finché la disgraziata non ce la fa più”. Dunque, sarà meglio studiare il francese, finché non riuscirà ad iscriversi al corso per cuochi professionisti de Le Cordon Bleu e, finalmente, essere felice. Anche se quegli uomini seri e baffuti, inizialmente, la guardino come se fosse soltanto una frivola casalinga che vuole ammazzare il tempo.

Fin qui, sarebbe soltanto una storia vera. Ma Nora Ephron, regista e sceneggiatrice del film, tenta un esperimento particolare, intrecciando due vite e basando il film su due storie vere, quelle narrate dai due romanzi autobiografici: Julie & Julia. 365 giorni, 524 ricette, una piccola cucina (di Julie Powell e che dà il titolo al film) e My life in France, della stessa Julia Child.

La storia delle due donne scorre su rette parallele che non si incontrano mai, anche per evidenti ragioni temporali. Infatti, l’una è la storia della grande cuoca, nel periodo iniziale della sua carriera, e l’altra è quella dell’ammiratrice e scrittrice, nel periodo immediatamente successivo all’attacco alle Twin Towers.

Julie Powell (Amy Adams) è un’aspirante scrittrice, trentenne del Queens in crisi esistenziale perché insoddisfatta del suo lavoro di burocrate ed incapace di portare a termine un qualsiasi progetto. Ma ha una passione: la cucina. Il marito (forse buttandola lì, come farebbe un qualsiasi marito) le consiglia di fare un blog di cucina. Ma lei si rende conto di non avere la stoffa dello chef come, ad esempio, la grande Julia Child. Perché si può semplicemente cucinare una bourguignonne, oppure si può portare in sala pranzo Julia Child, la fata amica della tv, e la sua bourguignonne.
Dunque, l’idea giusta potrebbe essere quella di cimentarsi provando a cucinare tutte le ricette di Julia Child e fare un blog su questo argomento: Il progetto Julie/Julia, ovvero imparare l’arte della cucina francese. La sfida: 365 giorni, 524 ricette. In campo scende Julie Powell, funzionario pubblico di giorno e ribelle mangiona la sera che, mettendo a rischio il suo matrimonio, il lavoro e il benessere del suo gatto, si è impegnata a compiere una folle impresa. Come andrà a finire? Nessuno lo può dire.

Ma perché Julie fa questo blog? Ci sarà qualcuno che lo legge, a parte sua madre? Qualcuno lo leggerà di sicuro, ma il sogno di Julie sarebbe che Julia leggesse il suo blog e lei lo spera ardentemente, anche se le sembra che scrivere nel suo blog sia come spedire qualcosa in un immenso nulla.

Il film, pur nella sua limitata riuscita di appassionare e coinvolgere nel fantastico mondo dell’arte culinaria, scorre in modo gradevole e rilassato, come una conversazione ad una cena tra amici, sostenuto dalla  recitazione della grandissima Meryl Streep. E se qualcuno ritenesse che l’attrice americana (sedici nomination e due premi Oscar) abbia caricato in modo innaturale le movenze della vera Julia Child, potrà giudicare andando a visionare personalmente le trasmissioni televisive dell’epoca su Youtube.

Una cosa rimane, dopo 365 giorni e 524 ricette: l’incoraggiamento a lottare per inseguire le proprie passioni e coronare un sogno che – non importa quanto sia piccolo o grande – è il vostro sogno, quello che vi aiuta e vi sostiene, anche nei momenti di scoramento o di difficoltà, quando vi chiedete chi siete, o se la vostra voce si perde nel nulla. Quel sogno che potrebbe essere anche soltanto un progetto, una scuola, un corso o un piccolo blog nei quali sfogare la vostra passione, la vostra visione di qualcosa che non esiste ancora o che ancora non siete.
«Avanti. Divertitevi! Gioite!» Perché, se avete una passione, «è solo questo che conta». Ve lo dice Julia Child, una che ha imparato a cucinare perché amava il cibo e la cucina. Non sapeva fare altro.  E strada facendo ha trovato la gioia.

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