Il film racconta, parallelamente, le vicende vere di due donne americane che avevano in comune il nome – una è Julia, parigina per elezione, l’altra è Julie – nonché la passione per la cucina.
Le separavano, però, una cinquantina d’anni, durante i quali la vita di tutti era cambiata.
Julie Powell (Amy Adams), a differenza di Julia Child (Meryl Streep), all’uscita del film (2009) viveva del suo modestissimo lavoro di impiegata, rinunciando a realizzarsi nella scrittura.
Scrivere era stato il sogno di altre donne del passato, alle quali gli editori avevano imposto contratti capestro e talvolta truffaldini.
Julie Powell, utilizzando le possibilità offerte da Internet, nel 2009 aveva aperto un blog, grazie al quale un pubblico di affezionati lettori l’aveva conosciuta, ciò che costituiva un punto di forza per lei nel rapporto cogli editori.
Julia, invece, era stata perfetta nell’incarnare per la Tv americana gli ideali femminili e familiari del dopoguerra: era stata persino con la voce – stridula e suadente come quello delle attrici del cinema di quegli anni – la casalinga stereotipata e giuliva nell’accettare il ruolo subalterno e marginale cui la società la costringeva.
Le donne, infatti, il successo, anche in cucina, l’avevano sudato, dovendo dimostrare non solo bravura, creatività e inventiva, ma soprattutto rispetto per le tradizioni e velocità: Julie si era affermata realizzando in un solo anno le 524 ricette contenute nel vecchio libro di Julia stampato qualche decennio prima, quando si era imposta alle donne americane come modello inarrivabile.
Julia Child, infatti, in pieno maccartismo - cui non era sfuggito neppure l’amato marito, diplomatico in Francia - aveva frequentato il corso di cucina “Cordon Bleu” a Parigi (unica donna fra schiere di uomini beffardi e scettici), ed era diventata un’esperta cuoca di cucina francese.
Al suo ritorno negli States le conoscenze acquisite le avevano permesso di condurre un popolarissimo programma televisivo, diventando un mitico modello di cuoca e di donna, non solo autrice di splendide ricette, ma anche esempio perfetto di comportamento femminile, ottimistico (un po’ troppo), ed entusiasticamente dolce, quasi che la passione per il buon cibo dovesse necessariamente coincidere con la passione per il marito, che però – guarda caso – aveva interessi e amicizie anche fuori della linda casettina coniugale.
Il film, nel suo complesso, rievoca in modo eccessivamente affettuoso un passato in ogni caso improponibile anche per l’eccesso di zucchero – vero e metaforico – e parla di un presente nel quale la femminilità è più inquieta sebbene ancora legata a una visione non tanto romantica, quanto arcaica: domi mansit...cibum coquit.
____
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta