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Brothers

Regia di Jim Sheridan vedi scheda film

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La recensione su Brothers

di Stuntman Miglio
8 stelle

Sam e Tommy sono figli di un rigido militare di carriera con il problema dell'alcol. Sono fratelli e allo stesso tempo agli antipodi : uno inquadrato, tutto corpo, patria e famiglia, l' altro ribelle, scansafatiche e disilluso. Il primo è in procinto di partire per l' Afghanistan con i Marines e l' altro è appena uscito di prigione per una tentata rapina finita male. Sam è sposato con due figlie, Tommy è privo di legami stabili con chicchessia. Nonostante l' apparente mancanza di cose in comune, i due sono legati profondamente da un' infanzia difficile passata insieme di cui s' intuisce solo qualche squarcio e non ci si sorprende, quindi, che sia il fratello minore e scavezzacollo a prendersi cura della famiglia del primogenito quando questo viene dato per disperso in terra straniera. Sam però non è morto ma costretto ad un inferno di prigionia dal quale uscirà solo con un gesto estremo che lo cambierà (presumibilmente) per sempre. Al suo rientro a casa, il giovane soldato si rende subito conto che il fratello ha preso il suo posto in famiglia facendo breccia nel cuore delle figlie e non solo. Premetto di non aver visto il film danese della Bieber che ha ispirato questo remake americano ma dubito che avrebbe potuto condizionare il mio giudizio su questa pellicola. Sheridan torna finalmente agli alti livelli a cui ci aveva abituato quando girava in Gran Bretagna con il suo attore feticcio Daniel Day Lewis ; il suo "Brothers" è un lavoro intenso, decisamente drammatico e non particolarmente consolatorio che tocca argomenti importanti collocando le vicende di una famiglia disfunzionale in un contesto fatto di dubbi e recriminazioni e che ha sullo sfondo gli orrori di un conflitto tutt'altro che archiviato e ancora poco sviscerato su grande schermo. Poca retorica e poco sentimentalismo per un copione dove l'ostentato patriottismo, tipico dei war movie americani, lascia lo spazio a riflessioni di più ampia portata : "Qualcuno ha detto che solo i morti vedono la fine della guerra. Io la fine l' ho vista e mi chiedo se potrò mai tornare alla vita". Notevole la prova di Tobey Maguire, efficace nel rendere il tormento del proprio personaggio di fronte al sospetto di aver combattuto invano. All' altezza Jake Gyllenhaal nonostante il ruolo più semplice e perfettamente complementare Natalie Portman che supplisce la poca credibilità del suo status di madre di due figlie con una carica melodrammatica difficilmente reperibile fra attrici della sua generazione. E poi ancora Sam Shepard, un cameo di Carey Mulligan, U2 in colonna sonora con un pezzo non inflazionato ed un buon lavoro di fotografia e montaggio. Non imperdibile magari ma un film interessante sotto vari punti di vista che contiene le sue scene più forti e suggestive fra le mura domestiche e non sui campi di battaglia. Eccezionale la sequenza della prima cena di famiglia dopo il ritorno di Sam ; un pasto alieno fatto di sguardi e parole non dette dove la tensione sale d' inquadratura in inquadratura e dove le innocenti dita di una bambina, scivolando su di un palloncino per attirare l' attenzione, producono un rumore destabilizzante, assordante. Più di un colpo di mortaio.

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