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Brothers

Regia di Jim Sheridan vedi scheda film

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La recensione su Brothers

di mc 5
10 stelle

Se ho ben capito, qualcuno si è scandalizzato per aver visto portare sullo schermo il remake di un film troppo recente. Macchissenefrega, se il film in questione (quello originario) tratta un tema così appassionante e coinvolgente. Personalmente, non ricordo molto del primo film ("Non desiderare la donna d'altri" firmato da Susanne Bier nel 2004), rammento solo che a suo tempo ne fui entusiasta. Poi, vabbè, sono passati oltre 5 anni e io non sono più un ragazzino con la memoria sempre pronta, per cui di quella pellicola ho conservato solo pochi frammenti di immagini, compresa la sequenza -centrale- del momento più drammatico del film, e che nel remake viene riproposto con altrettanta forza di impatto sullo spettatore. So bene che delineando con troppo entusiasmo le qualità di quest'opera sto rischiando di farla apparire quel capolavoro che forse non è, ma non posso esimermi dal rilevare che si tratta di film assai potente, e di impatto sul pubblico decisamente incisivo. Forse fa un pò strano vedere programmato in periodo natalizio un film che di "festoso" ha ben poco. Si tratta di un "dramma dei sentimenti" con toni piuttosto aspri e forti che ha il suo massimo pregio nella qualità della storia. Sì, ci sono degli attori in stato di grazia che rendono possibile una messa in scena altamente emozionante, ma il punto è che ci viene raccontata una vicenda tra le più umanamente e sentimentalmente intriganti mai viste al cinema. Un "drammone" famigliare tostissimo che implica varie riflessioni. E inoltre, siccome la sceneggiatura prevede anche una parte della vicenda che si svolge in un contesto bellico in Afghanistan, il film ci apre anche una finestra sugli orrori della guerra. Gli spettatori, di fronte ad un dramma molto umano e concreto, quale una moglie che perde il marito in guerra, non possono che farsi rapire fin dalle prime in quadrature, quando assistiamo alla partenza del soldato per il fronte. E' una storia che coinvolge senza scampo, perchè implica un'analisi sui meccanismi dei sentimenti umani, meccanismi che i protagonisti condividono con lo spettatore, il quale non può fare a meno di riflettere su quale sarebbe stato il proprio comportamento se si fosse trovato al posto di ognuno dei tre protagonisti. Ed è una storia talmente bella, e forte, e tesa, che provo persino soddisfazione, qui, ora, a rievocarla. Famigliola americana felice; marito, moglie e due bambine piccole; lui è ufficiale dei marines, innamoratissimo della moglie, ma anche molto ligio ai suoi doveri di militare, insomma è uno che all'uniforme ci crede davvero. Ma a completare il quadretto famigliare mancano l'anziano padre (veterano del Vietnam, burbero e patriarcale, ovviamente orgoglioso della scelta professionale del figlio), infine un secondo figlio che invece è la più classica delle pecore nere; tutto l'opposto dell'altro, un balordo che ogni tanto finisce "dentro" per piccoli furti: non che sia cattivo, è solo, come dire, "senza arte nè parte". L'ufficiale parte per il fronte caldissimo dell'Afghanistan, e dopo pochi giorni accade il dramma. Una tragica imboscata a cui pare nessuno sia sopravvissuto. Nel corso di una sequenza estremamente toccante, la moglie ne viene informata, ed è chiaro che da quel momento nulla per lei sarà più come prima. Ma la vita deve andare avanti. E a questo punto qualcosa si smuove a livello di sentimenti, di atteggiamenti, uno di quei "piccoli spostamenti del cuore" che sono l'essenza di storie come questa. Il fratello "negativo", anche lui profondamente colpito da quella morte, riesce a modificare la propria natura di irresponsabile, acquisisce una consapevolezza per lui inedita e si impone di sostituire il fratello defunto nella guida della famiglia. Tutto ciò - fatalmente- genera un "avvicinamento" tra lui e la cognata. Sono come due anime che si ritrovano a cercarsi l'una con l'altra. Lui che scopre in sè una vocazione propositiva e responsabile del tutto inedita. Lei, straziata dal dolore e assolutamente bisognosa di un appoggio. Scocca dunque una piccola scintilla (affetto? attrazione fisica? amore?) ma che è destinata a restare una piccolissima luce subito spenta, perchè gli eventi che incombono impediscono il divampare di un fuoco di passione. Sì, perchè a quel punto assistiamo allo snodo decisivo della vicenda. Il marito "marine" dato per morto, ritorna dal fronte, con tutti i crismi dell'eroe di guerra, anche se visibilmente monco, nella personalità e nell'aspetto. Un uomo a metà. Un essere dimezzato. Ora, specifichiamo una cosa: è chiaro che di film sui reduci di guerra ne son stati diretti a bizzeffe, (dal "Cacciatore" a "Nato il 4 luglio"), ma nel nostro caso il personaggio, i retroscena, il contesto, gli sviluppi, beh, tutto ciò è stato scritto davvero molto bene e dunque il tutto si basa su una sceneggiatura che appassiona ai massimi livelli, grazie peraltro a degli attori formidabili, dei quali riferirò nel dettaglio più avanti. Insomma, questo reduce torna a casa fortemente disturbato nella psiche e trova oltretutto una situazione oggettivamente difficile da inquadrare, soprattutto perchè diversi sono i cambiamenti intervenuti: due bambine imbarazzate che stentano a riconoscere il padre, una moglie sempre innamorata ma che lui, condizionato da mille ossessioni, non riesce più a vedere con gli stessi occhi di prima, e infine un fratello che pare aver mutato personalità (e infatti è così). Come tutte le menti disturbate, lui ora percepisce ovunque intrighi e complotti ai suoi danni. Ma purtroppo c'è dell'altro. Il militare, sul fronte afghano, è stato testimone (e protagonista) di eventi di una crudeltà talmente inaudita che lo hanno letteralmente devastato. E allora ecco che viene dilaniato dall'ossessione della gelosia e sviluppa pericolosi atteggiamenti distruttivi e violenti che, oltre -ovviamente- a spaventare a morte le sue due piccole bambine, fanno precipitare nel dolore e nella preoccupazione allarmata la moglie e l'altro fratello. Non è uno spoiler, ma si può intuire che la sceneggiatura a questo punto esige una tragedia finale catartica, un finale-choc. Lungi da me rivelare ulteriori sviluppi, ma voglio solo aggiungere che, se da una parte viene evitato per un pelo ogni gesto inconsulto finale, la sequenza finale da batticuore non ci viene risparmiata. Dopodichè, si riprende la vita di tutti i giorni, ma la si potrà affrontare con rinnovata serenità solo dopo che il nostro "marine" avrà confessato in lacrime alla moglie (anch'essa col viso rigato dal pianto) qual'è il terribile segreto che egli si porta dentro. Ecco, io devo delle scuse a chi mi ha letto fin qui, perchè ho voluto raccontare tutto (non lo faccio quasi mai!) per puro egoismo personale, perchè ero certo che il raccontare (e rivivere!) una trama così bella e così piena di passione mi avrebbe procurato intima soddisfazione. E' uno di quei "drammi della passione" che ti prendono senza scampo, probabilmente perchè delineano impulsi e sentimenti in cui ognuno si può riconoscere. Buono il lavoro di Jim Sheridan, regista di cui ci sono noti "In nome del padre" e "Il mio piede sinistro", che ha optato per un'impostazione dal gusto forse più teatrale che cinematografico, il che comporta la sfida del rischio di una certa lentezza narrativa. Ma è impossibile non soffermarsi su un quartetto d'attori così convincenti da suscitare entusiasmo incondizionato. Jake Gyllenhaal (col suo cognome ho sempre qualche problema...) bravo, bravissimo, perfettamente in parte nel ruolo di questo figlio perennemente inquieto alla vittoriosa ricerca di un proprio riscatto. Tobie Maguire, che pochi di noi avrebbero immaginato cimentarsi con un'interpretazione così intensa, così istrionica, capace di calarsi nel non facile ruolo di un infelice devastato dalle ossessioni e dal fantasma atroce di un segreto inconfessabile. E che dire di Natalie Portman? Che non sai se vederla come un'attrice piena di talento o come una dea di indicibile bellezza; personalmente, trovo che certe inquadrature e primi piani ne esaltino talmente la bellezza al punto di provocarmi turbamento. Troppo bella per essere terrestre. E per ultimo ho tenuto un campione. Quel fenomeno di Sam Shepard. Dico, ma vi rendete conto che quest'uomo ha vinto un Pulitzer per il teatro?? Che ha sceneggiato capolavori come "Zabriskie Point" e "Paris Texas"? Che ha interpretato decine e decine di films? Che ha sceneggiato anche per Altman? Che la critica americana lo ha giudicato "il vero grande erede del Teatro Statunitense"?!! Ma, santo dio, quest'uomo è un Genio!! Un film straordinario, che racchiude anche un grido disperato contro gli orrori di ogni guerra (Dio mio, mi vengono i brividi se penso ai volti impassibili di quei guerrieri afghani mentre decidevano quali prigionieri ammazzare...). Ma è soprattutto un film che parla di noi, uomini e donne, dei nostri sentimenti, delle nostre debolezze, delle nostre inutili ossessioni, e di quanto possiamo essere fragili quando ci dimentichiamo che in fondo siamo nati per dare e ricevere Amore.
PS: Insieme all'ottimo "Welcome", questo è il VERO film di Natale per coloro che non intendono accodarsi ai soliti riti cinematografici che qualcuno ha già deciso per noi.
Voto: 10

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Ultimi commenti

  1. (spopola) 1726792
    di (spopola) 1726792

    Sono assolutamente d’accordo su tutto quanto hai scritto: io a differenza di te, nonostante il tempo trascorso, avevo un ricordo palpabilissimo di “Non desiderare la donna d’altri” (ugualmente uno straordinario film), ma ti assicuro che assistendo alla proiezione di “Brothers” nonostante che non ci siano variazioni nella successione degli eventi (salvo un positivo approfondimento della psicologia del padre dei due fratelli, reso mirabilmente da un Sam Shepard in splendida forma) non ho mai provato quel senso di disagio che spesso mi prende quando mi lascio trascinare a vedere dei remake americani che spesso risultano un po’ stantii… anzi via via che si procedeva, provavo nuove palpitazioni emozionali, perdendo persino la memoria di ciò che già “sapevo” sarebbe accaduto, e questo significa che il film funziona alla grande riesce a smuovere cuore e cervello: qui il lavoro dei registi e degli interpreti, è stato di ottima fattura e il risultato assolutamente pari all’impegno profuso. Concordo con te anche nel confermare questo, insieme a Welcome (un altro titolo che “tutti” dovrebbero vedere il “grande” cinema di questo Natale (una volta avrebbero suscitato entrambi ben più ampi interessi di quanto non accada ai giorni nostri: per Brothers andrà alla fine un po’ meglio, ma per Welcome, rimarremo purtroppo ben lontani non solo da ciò che è accaduto in Francia, ma anche (immagino) da un ritorno adeguato in termini di incassi che ripaghino lo sforzo distributivo e l’attenzione delle troppo poche sale che lo hanno ospitato…ma già… noi siamo così “ripetitivamente assurdi” di aspettare Natale per vedere sempre lo stesso film e per ridere alle stesse risapute battute: a Natale che si vada ai Carabi a Beverly Hills o in qualsiasi altra zona della terra, tutti in sala come greggi ossequienti 8altrimenti di che cosa si può parlare quando ci si ritrova con gli amici?)… Peccato!!! Ma questa purtroppo è l’Italia e questi sono gli italiani (la maggioranza.. non tutti ma le sacche resistenti sembra che si stiano lentamente prosciugando… e anche questo è terrificante).

  2. toni70
    di toni70

    Bella ed esaurienre recensione che mi trova d'accordo in ogni punto, un film davvero emozionante. Valerio sostiene la sacrosanta verità, auguriamoci non definitiva, ho cercato dirlo anche in una paly, non è il cinema troppo in crisi ma il suo pubblico. Figuratevi, io ci sono andato da solo. Silvia, non sei strana, se dobbiamo essere etichettati come snob, pazienza ce ne faremo una ragione ma le tue parole mi sembrano un pò forti. Ciao

  3. AlexPortman80
    di AlexPortman80

    Proporrei mc5 al posto di qualsiasi critico di qualsiasi giornale italiano: su questo film devo ancora leggere una recensione di tale levatura! Tantissimi complimenti. E non posso che constatare quanto sia d'accordo con tutto ciò che è scritto, sono state 2 ore di pura emozione (qualcuno effettivamente le potrebbe definire lente, peggio per lui...), che ti prendono e non ti mollano più. Non partivo prevenuto, non avendo mai visto il film della Bier (se non per il fatto di essere un remake, ma fortunatamente ci sono le eccezioni), ed è stata una visione fantastica: lo consiglio assolutamente a tutti, anche perchè quel milioncino di € incassato fino a domenica è del tutto immeritato (quasi quasi mi verrebbe la voglia di vederlo una seconda volta...). Tutti gli attori al loro meglio, inclusi i genitori di Tobey e Jake e le due bambine, tra i quali non posso non ricordare l'eccellente interpretazione di Natalie Portman: non è una novità, ma in Brothers fornisce una prova di grandissima maturità (per la "prima" volta nei panni di una mamma, anche se, a voler essere precisi, bisognerebbe ricordare SW e L'altra donna del re, anche se erano casi più "limitati") che personalmente mi ha lasciato senza parole oltre ad una bellezza sempre più inebriante, con dei primi piani e degli sguardi nei quali ti perdi e che non dimentichi facilmente.....................

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