Regia di Pierre Coffin, Chris Renaud vedi scheda film
La verità è che Gru, protagonista non assoluto ma titanico del primo film d’animazione targato Universal (anzi Illumination Entertainment, nuova divisione del celebre Studio) è un personaggio che si fa amare dalla prima inquadratura. Non è cattivissimo, come vuole la traduzione italiana, è disprezzabile (Despicable Me è il titolo originale) solo ai suoi occhi. Lo circonda una città che allude a San Francisco e un manipolo di personaggi tutti adorabili e fortemente caratterizzati. La storia è presto raccontata, semplicissima come una favola. Gru, un po’ il Pinguino di Batman. Il ritorno un po’ Zio Fester, ha le sue buone ragioni per aspirare a diventare il più grande malvagio di tutti i tempi, tra cui una madre che nell’economia della trama ha parte tutt’altro che trascurabile. Non vuole mica la Luna Gru, chiede soltanto di stare con tre orfanelle che sembrano uscite fuori dai libri di Lemony Snicket. È davvero una bella sorpresa questo Cattivissimo me, prodotto da Chris Meledandri, già mente dell’Era glaciale. Piccolo nello sviluppo narrativo, psichedelico per trovate e invenzioni, talmente pieno di sorprese e dettagli da meritare più di una visione. Tremino Pixar e Dreamworks, da oggi il loro non è più un duopolio, da quando Gru entra in scena sino agli imperdibili titoli di coda, si suona tutta un’altra musica. Supervisionata dal pluripremiato Hans Zimmer (già Oscar per Il Re leone), perfetta per sostenere il ritmo incalzante di questo animation movie sempre in action, capace di regalare momenti dark degni di Tim Burton, di nascondere una vena di follia anarchica che deve per forza qualcosa anche ai Monty Python. L’irriverenza è sottile, tra colpi bassi, azioni bieche e una nota banca americana, fallita qualche tempo fa, qui al centro di attività criminose. Quanto ai Minions, che nel loro insieme formano un irresistibile esercito giallo, è già mania. Ricordano gli Oompa Loompa della prima Fabbrica di cioccolato, in un film pieno di citazioni tutte da trovare.
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