Regia di Pierre Coffin, Chris Renaud vedi scheda film
Il politicamente scorretto, nel mondo del cinema, è, solitamente, anche incorreggibile. Da La Famiglia Addams a Borat, la provocazione segue la legge non scritta dell’eccesso, dell’opposizione assoluta, dell’assenza di compromessi, della diversità impenitente ed ostentata: una condizione irragionevole, irrisolta e fine a se stessa, che un racconto non può accogliere così com’è, senza obbedire all’esigenza primaria della narrativa, che, per sua natura, preme per sviluppare le storie e far crescere i personaggi. Ciò è tanto più vero per le opere destinate ai bambini, in cui il cambiamento e la scoperta sono gli elementi indispensabili a suscitare la curiosità e creare interesse. Questo cartone della Universal rispetta in pieno questo principio; inoltre si rende indipendente dalla magniloquente visionarietà della Pixar e Dreamworks, da cui riprende la tecnica digitale solo per sottolineare i caratteri dei protagonisti, corredando le loro vicende di tratti caricaturali, di azioni acrobatiche e geniali invenzioni. Pierre Coffin e Chris Renaud sfruttano le potenzialità della computer graphics per valorizzare la fantasia con la giusta dose di precisione, varietà e complessità, senza mai spingere inutilmente sul pedale della spettacolarità. Nulla appare veramente mostruoso, né esageratamente splendido, in una storia in cui il contrasto tra il bene e il male è presentato in una maniera equilibrata, aperta all’interazione e alla messa in discussione: il raggio “rimpicciolente”, maldestramente utilizzato dal “cattivissimo” Gru per rubare la luna, è l’emblematico centro di una favola moderatamente satirica, con l’effetto boomerang tipico delle vecchie comiche, in cui anche la smania di potere e di possesso è resa piccola dalla stessa miopia che l’ha prodotta.
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